Gomorra: un libro- inciesta In qualunque modo la si chiama: Sacra Corona Unita, Cosa Nostra, Camorra, ‘ndrangheta, la parola che riunisce tutte queste organizzazioni criminali è, e non si discute su questo è Mafia. Le regioni a cui appartengono queste organizzazioni criminali sono: Puglia, Sicilia, Calabria e per finire Campania, ogni anno la regione che ha il maggior numero di morti lasciati per le strade è senz’ombra di dubbio la Camorra, quindi la Campania, questo lo si deve al clan dei Casalesi comandati da Francesco Schiavone detto “Sandokan” per la spietata ferocia. Ma le altre regioni non sono da meno per quanto riguarda il numero di morti lasciati ogni anno, ma la figura del mafioso sia come aspetto che come atteggiamento è molto cambiata, una volta lo si vedeva con la coppola, la lupara che teneva in mano e i lunghi baffi, dapprima il loro comportamento creava molto rumore, basti ricordare con quanta ferocia i corleonesi di Totò Riina si sono fatti avanti nella conquista di Palermo per affermare la loro egemonia rispetto ai loro rivali, dove il più delle volte li uccidevano senza pensarci due volte. In questi giorni non si è fatto che parlare del libro- inchiesta di Roberto Saviano “Gomorra” il quale dopo aver scritto questo libro è stato messo sotto scorta, a causa dei i contenuti del libro che non raccontano altro se non di cosa si occupa la Camorra, degli intrecci con la politica, del numero di morti che la città di Napoli si porta appresso da molto tempo, del racket della spazzatura, del contrabbando di capi di abbigliamento falsi, i quali provengono dalla Cina, dai suoi laboratori dove gli operai vengono sfruttati con salari bassissimi. Il libro “Gomorra” racconta questi e altri fatti riguardo a ciò che stà accadendo in Campania, sia per quanto riguarda il clan dei Casalesi, sia per i clan rivali, Saviano dice che in confronto a Napoli, Corleone è una caricatura di Walt Diney. Ma la Campania è ritornata alla ribalta non solo per i suoi loschi affari illeciti, ma anche dopo l’uscita del film Gomorra, il quale ha riscosso un’ enorme successo tanto che è in lista alla candidatura dei premi Oscar, negli Stati Uniti. « Penso di aver diritto a una pausa. Ho pensato, in questo tempo, che cedere alla tentazione di indietreggiare non fosse una gran buona idea, non fosse soprattutto intelligente. Ho creduto che fosse assai stupido - oltre che indecente - rinunciare a se stessi, lasciarsi piegare da uomini di niente, gente che disprezzi per quel che pensa, per come agisce, per come vive, per quel che è nella più intima delle fibre ma, in questo momento, non vedo alcuna ragione per ostinarmi a vivere in questo modo, come prigioniero di me stesso, del mio libro, del mio successo. 'Fanculo il successo. Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare senza paura e senza spaventarla mia madre. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto ventotto anni! E voglio ancora scrivere, scrivere, scrivere perché è quella la mia passione e la mia resistenza e io, per scrivere, ho bisogno di affondare le mani nella realtà, strofinarmela addosso, sentirne l'odore e il sudore e non vivere, come sterilizzato in una camera iperbarica, dentro una caserma dei carabinieri - oggi qui, domani lontano duecento chilometri - spostato come un pacco senza sapere che cosa è successo o può succedere. In uno stato di smarrimento e precarietà perenni che mi impedisce di pensare, di riflettere, di concentrarmi, quale che sia la cosa da fare. A volte mi sorprendo a pensare queste parole: rivoglio indietro la mia vita. Me le ripeto una a una, silenziosamente, tra me. »
(Roberto Saviano[10])