lunedì 29 ottobre 2007

Il bullismo

Il bullismo

Il fenomeno del bullismo è una piaga che colpisce tutte le regioni d’Italia

senza fare distinzioni, è un fenomeno dal quale bisogna stare attenti e non

essere indifferenti. Il bullismo colpisce tutte le classi spesso sotto

l’occhio dei docenti i quali non fanno niente per impedirlo, le persone che

cadono vittime di questo fenomeno e al quale non possono sottrarsi possono

appartenere a religioni o razze differenti, oppure a coetanei dalla pelle

dello stesso colore. Bisogna dire che i ragazzi diversamente abili o affetti

dalla sindrome di down sono i bersagli preferiti, i cosidetti bulli se la

prendono maggiormente con le compagne abusando di loro e violentandole

minacciandole che se avrebbero parlato gliel’avrebbero fatta pagare cara. La

nostra società il più delle volte tende ha girarsi dall’altra parte come se

quello che è accaduto non fosse mai esistito,le ragazzine violentate il più

delle volte decidono di denunciare i loro carnefici, ma si sa che la

macchina della giustizia dovrebbe dare ai bulli una pena più severa di

quello che prendono, infatti dovrebbero avere una sanzione o una pena, i

docenti non fanno il loro dovere se ne stanno solo ha leggere il giornale,o

chiacchierare e uscire quando entra un altro collega o ha parlare col

cellulare cosa che non potrebbero fare neanche loro. La cosa che ha

dell’incredibile è che i bastardi e dire “bastardi” è poco mandano i loro

video in internet paveggiandosi per quello che hanno fatto, il portale sul

quale si possono vedere i video è E- Bay. A scuola si dovrebbe mantenere una

rigidità tale da evitare episodi del genere, un altro fatto che m’indigna

molto è il cosiddetto lavoro che svolgono i bidelli, i quali non fanno altro

che poltrire tutto il giorno e leggere il giornale ma ha loro non importa

tanto sono pagati dallo Stato ha svolgere il loro lavoro, che è quello di

non fare niente. Io a queste persone i bulli se fosse dipeso da me gli avrei

dato l’ergastolo, ma questo è compito della giustizia umana se mai la sua

presenza esista e si impegni per lo meno ha dare più sicurezza nelle scuole

ma penso che non lo farà mai.

lunedì 15 ottobre 2007

Condannati a morte


Condannati a morte

Alle soglie del terzo millennio,la società per punire coloro che hanno
sbagliato non trova soluzione migliore che la loro eliminazione totale, con
una iniezione letale, una fortissima scarica elettrica, la decapitazione ed
altri più o meno <> strumenti di morte. Ogni volta che viene
punito qualcuno così duramente rispunta la domanda: è giusto che lo Stato
risponda agli assassini con la loro stessa arma: la morte?
Posta così la domanda sembra avere una sola risposta: no. Ma proviamo ha
riformularla: è giusto che chi ammazza una, dieci, cento volte venga punito
come chi ha ammazzato una sola volta magari in preda a un raptus? Anche qui
la risposta pende verso il no. Non si può vivere due o tre volte, ma una
volta sola. Dunque se, per il primo omicidio uno viene condannato
all’ergastolo (carcere a vita), per gli eventuali omicidi successivi la sua
pena non può essere aumentata neppure di un giorno: che senso hanno due,
tre, dieci, cento condanne a vita?
Per queste ed altre ragioni, molti Stati mantengono o ripristinano la pena
di morte per delitti particolarmente crudeli, oppure per gli omicidi
multipli. Molti altri l’hanno invece abolita chi prima e chi dopo,
considerandola uno strumento barbaro, disumano, superato, e inefficace.
Eppure in molti Paesi caratterizzati da una criminalità feroce e dilagante,
la maggioranza dei cittadini continua ad essere favorevole alla pena
capitale: è la principale ragione per cui 38 Stati americani su 50 non
pensano di abolirla e i governi rifiutano quasi sempre la grazia ai
condannati al patibolo.
In Europa, invece, la pena capitale è stata ovunque cancellata. Ogni volta
che negli Stati Uniti viene giustiziato un condannato, nei diversi Paesi
dell’ UE si sollevano ondate di indignazione e campagne “abolizioniste”.
Soprattutto quando, dagli USA giungono le immagini crude e assurde delle
opposte “tifoserie” fuori dalla camera della morte con tanto di cori di
esultanza o fischi da stadio nell’ istante in cui il boia innesca la sedia
elettrica o l’iniezione letale. E’ anche vero, però, che gli Stati Uniti
sono una democrazia e non condannano nessuno per motivi politici.
E soprattutto consentono alle telecamere di rilanciare le immagini in tutto
il mondo suscitando le proteste generali. Tutto il contrario delle dittature
(ad esempio la Cina o Cuba, o peggio ancora i Paesi islamici, dove si
ricorre ancora alla lapidazione, alla mutilazione, all’ impalamento e ad
altri strumenti feroci) che per giunta condannano a morte non solo gli
assassini ma anche è soprattutto gli oppositori politici, colpevoli di
nessun altro crimine se non di pensarla diversamente dal regime. Di questi
orrori le tv non possono inviare alcuna testimonianza. Così ogni anno nei
Paesi musulmani o comunisti, o sotto le dittature africane, vengono
giustiziati migliaia di innocenti nell’assoluta indifferenza (e ignoranza)
del mondo libero.
Basta leggere gli agghiaccianti resoconti di Amnesty International per
farsene una pallida idea. I due schieramenti opposti avanzano una serie di
motivazioni a favore delle loro opposizioni. I sostenitori della pena di
morte portano queste motivazioni:
- La pena di morte esiste da sempre ovunque, anche nei Paesi che l’hanno
abolita per legge: soltanto che qui a subirla sono soltanto le vittime
innocenti dei criminali e ad applicarla sono solo gli assassini.
- La condanna capitale non la infliggono i tribunali o i boia, ma gli
stessi assassini che “pur sapendo a quale rischio vanno incontro” commettono
ugualmente quei delitti puniti per la legge con la morte. E si condannano da
soli.
- Il quinto comandamento “Non uccidere l’innocente” è sempre stato inteso
come “Non uccidere l’innocente”: altrimenti bisognerebbe vietare ai soldati
di andare armati in guerra, o alle forze dell’ordine di sparare per
difendere la propria vita e quella dei cittadini inermi. In realtà la pena
di morte mira proprio ha combattere la violenza e ha tutelare più vite
possibili.
- La pena di morte è un “deterrente”, cioè un sistema per spaventare e
quindi scoraggiare la gente dal commettere crimini particolarmente feroci.
Sapendo che rischia di finire al patibolo, il criminale ci pensa due volte
prima di ammazzare qualcuno. Chi lo nega non fornisce la controprova: non si
sa mai quanti crimini sarebbero stati commessi se, in quello stesso periodo,
essa non fosse stata in vigore. E comunque lo stesso discorso vale per i
lavori forzati e, in generale, per tutte le pene.
- In Paesi dove le evasioni dal carcere sono all’ordine del giorno, dove
esistono organizzazioni criminali potentissime e organizzatissime, in grado
di liberare in ogni momento qualunque detenuto, l’unico sistema per mettere
fuori gioco i soggetti più pericolosi, e di impedire che minaccino ancora
tante vite innocenti, è quello di eliminarli. Soprattutto quando sono stati
colti sul fatto o non esistono dubbi sulla loro colpevolezza.
- E’ strano che in Paesi che consentono l’aborto (cioè la soppressione
della vita di un innocente) sia vietata la pena di morte (la soppressione
della vita di un colpevole).
- Non è vero che la condanna a morte impedisca al condannato di pentirsi e
redimersi: basta pensare a tutti i condannati che si pentono proprio alla
vigilia dell’esecuzione. E in certi casi proprio perché sanno di avere le
ore contate.
Su motivazioni diametralmente opposte si muovono coloro che lottano per
l’abolizione della pena di morte.
- La vita è sacra e solo Dio ne è padrone. L’uomo non può disporne a suo
piacimento, e quindi nemmeno lo Stato ha diritto di toglierla. Nemmeno al
più crudele degli assassini.
- Lo Stato non deve mai mettersi sullo stesso piano dei criminali. La “legge
del taglione” (occhio per occhio, dente per dente) è uno strumento antico,
barbaro, e superato.
- La pena di morte è irreversibile e quindi impedisce di rimediare agli
errori giudiziari: rischia di togliere la vita a persone che con il tempo,
quando sarà troppo tardi, si scopriranno innocenti e saranno completamente
diverse da quando hanno commesso un delitto.
- Uno degli scopi fondamentali della pena è rieducare il colpevole, indurlo
ha pentirsi e ha cambiare vita. Ucciderlo significa impedirgli ogni
possibilità di redenzione.
- Che la pena di morte sia un deterrente capace di far diminuire i delitti è
tutto da dimostrare. Anzi, secondo alcune statistiche, i delitti restano
sostanzialmente invariati prima e dopo l’abolizione del patibolo.
- Al delinquente fa molto più paura la prospettiva di passare la vita in
carcere, piuttosto quella di farla finita subito.
Pena di morte,dunque si o no? Se riconosciamo in chi ha sbagliato la dignità
di persona, il diritto alla vita e la possibilità di pentirsi, la risposta
non può che essere una: no!

Violenza e tv







Violenza e Tv

La domanda non è nuova. La violenza proposta a dosi massicce dai programmi
Tv (tv di Stato compresa) provoca o no comportamenti altrettanto violenti
nei ragazzi e nei giovani?Le ricerche scientifiche disponibili non sono
risolutive.
Molti Autori ritengono impossibile l’identificazione di una relazione
diretta e significativa rappresentata sullo schermo e violenza praticata a
casa, a scuola, per le strade.
In genere, alla prudenza delle ricerche scientifiche si accompagna l’audacia
delle opinioni comuni. La maggior parte dei genitori, dei docenti e dei
commentatori è, infatti, convinta che la violenza sia devastante per il
carattere e per l’educazione delle nuove generazioni. Per una relazione
incerta invece abbiamo sul problema, alcune conclusioni scientificamente
sicure.
La prima è che oggi, ragazzi, e giovani non fruiscono più, come negli anni
Sessanta, della violenza televisiva per identificarsi in atteggiamenti
anticonformistici, da contrapporre al perbenismo adulto: un modello di vita
alternativo a quello adulto. Oggi i giovani imitano semplicemente gli adulti
e siccome gli adulti sono violenti assorbono a loro volta il modello della
violenza. Ciò significa, da un lato, che non esiste più età evolutiva: si
vive una condizione giovanile lunghissima durante la quale si invecchia
presto adeguandosi ai modelli di vita adulti che si hanno dinanzi.
Dall’altro lato, significa, però, che non esiste più nemmeno l’età adulta
perché essa si confonde con un’eterna adolescenza. La seconda conclusione è
che i ragazzi hanno molte meno occasioni di 20, 30 anni fa per elaborare la
violenza sul piano relazionale e su quello verbale: sia per l’assenza di
interlocutori attendibili (in famiglia,a scuola,sul territorio), con i quali
vivere le emozioni forti della violenza; sia per l’abitudine disancorarla
da una trama, che possa attribuirle un senso.
La violenza emerge, al contrario, gratuita. Dire parole sulla violenza è
sempre un modo per pensarla e quindi governarla: non per subirla.

il secolo della comunicazione




Nel lontano 1899, l’ allora capo dell’ Ufficio Brevetti degli Stati Uniti
disse “tutto ciò che può essere inventato,è gia stato inventato…” ma il
tempo ha decisamente smentito questa affermazione. Ci basta volgere lo
sguardo indietro di 100 anni per ripercorrere le tappe fondamentali dell’
evoluzione di uno degli aspetti più fondamentali nella vita dell’ umanità:
la comunicazione. In questi 100 anni tutto ciò che è stato inventato,
creato, costruito, ha contribuito, per buona parte, ha migliorare la qualità
della vita.
Alla fine dell’ Ottocento, i tecnologi dell’epoca erano convinti che
l’invenzione del telefono avrebbe portato al successo il teatrofono, uno
strumento usato per ascoltare spettacoli teatrali a distanza,cronache
sportive in diretta, giornali telefonici. Furono fatti centinaia di
esperimenti per far accettare il telefono in quel modo, ma non riuscirono ha
raggiungere lo scopo. Poi arrivo la radio e il discorso fu chiuso.
All’ inizio del secolo gli strateghi di una potente società telefonica erano
certi che il telefono sarebbe stato usato solo dagli uomini d’ affari.
Lasciarono alle società concorrenti il traffico casalingo, giudicato
marginale, e non riuscivano ha tollerare le donne che usavano il telefono
per le loro chiacchere, tanto erano convinti delle loro idee. Alla fine,
quando la società telefonica stava per essere spazzata via, capirono che
erano proprio quelle chiacchere la vera fonte di guadagno.
Negli stessi anni, Thomas Edison, che aveva inventato il fonografo, si
convinse che la sua invenzione sarebbe servita alla gente per registrare
messaggi vocali da inviare come lettere agli amici. Restò deluso quando
nessuno pensò di utilizzarlo in quel modo,ma la sua invenzione ebbe comunque
successo seguendo un altro percorso. Sempre Edison nel 1922,ebbe modo di
affermare che le immagini animate avrebbero presto soppiantato i libri.
Fortunatamente non è andata così, però è vero che di fine dei libri si è
sempre parlato ad ogni nuova invenzione. Questa ipotesi è stata fatta quando
arrivarono la tv, il registratore, il videoregistratore, il proiettore di
diapositive e il computer.
In realtà, gli insengnanti hanno la facoltà di integrare le loro lezioni con
supporti audiovisivi o per mezzo di computer, ma la validità dell’ utilizzo
dei testi scritti e illustrati è ben lungi dall’ essere accantonata.
Sempre a proposito di nuove invenzioni che hanno seguito un corso diverso da
quello pensato dall’ inventore, nei primi 10 anni del secolo, il presidente
della General Motors, un’ industria americana che produce tutt’oggi
autovetture, disse che mai al mondo ci sarebbero potute essere più di 1
milione di automobili, perché non si poteva pensare di formare oltre 1
milione di chauffeur (autisti), poi arrivò Ford (altro fondatore di una
prestigiosa casa automobilistica) e spiazzò tutti.
La stessa situazione si verificò per i computer. Sempre gli esperti, erano
convinti che le dimensioni e il peso di uno di quei grandi calcolatori non
si sarebbero ridotti e quando divennero leggeri continuarono ha chiedersi
perché mai la gente avrebbe dovuto usarli anche in casa.
Ora è la volta di Internet. Fu progettato dalle università per fare cose
serissime come scambiare ricerche fra scienziati,ma fin dall’inizio fu usato
per scambiare ricette e recensioni di film.
Oggi la gente usa i sistemi di comunicazione per fare quello che preferisce.
Cosi, da 100 anni a questa parte, ci si è preoccupati degli effetti che le
nuove tecnologie della comunicazione potevano causare nella popolazione
mondiale. Quando il telefono divenne un diffuso mezzo di
comunicazione,fiorirono gli studi per capire come e in che modo potesse
contribuire alla disintegrazione di una famiglia, o come potesse esporre i
bambini a pericoli di ogni genere, ci si chiese se e come la qualità della
vita poteva cambiare,addirittura fu anche ipotizzata una sorta di
fratellanza universale che avrebbe potuto scongiurare anche le guerre.
Quando il telefono è entrato nella vita quotidiana gli interrogativi si sono
dissolti.
Molte cose sono cambiate ai giorni nostri. Gli economisti americani hanno
incorporato nella loro cultura il fatto che la tecnologia, oltre ha creare
nuovi consumi, modifica il costume sociale e le due cose insieme trainano lo
sviluppo economico.Cosi i governi di varie nazioni del mondo,adeguandosi a
questo progetto,creano incentivi perché le popolazioni si colleghino ad
Internet e l’ OCSE(Organizzazione di Cooperazione e di Sviluppo
Economico),considera come misura del progresso di un paese,insieme alla
crescita del Pil ( Prodotto interno lordo), e alla percentuale di laureati,
anche il numero di collegamento alla rete.
Approfondiamo ora la conoscenza del mezzo che in questi ultimi anni sta
contribuendo ha dare un’ ulteriore svolta al modo di comunicare nel mondo:
il computer. Quella dei computer è una storia che occupa solo la metà del
secolo. Quello che, solitamente, viene considerato il primo calcolatore
elettronico programmabile, l’Eniac, accende le sue valvole nel 1946 a
Filadelfia, figlio anch’esso, come l’energia nucleare,degli sforzi della
ricerca legati alla seconda guerra mondiale.
Ma gia dopo un anno occorreva riprogettare l’Eniac perché 3 ricercatori
avevano prodotto il primo transistors.
Da allora la corsa è andata sempre più accelerando: dai transistors si è
passati ai circuiti integrati. Quello che prima occupava una stanza finisce
per occupare uno spazio grande quanto un armadio, per poi diminuire ancora
di più fino ha raggiungere le dimensioni di una capocchia di spillo. I
ricercatori non si arrendono: nanotecnologia è la parola d’ordine che
illuimina le previsioni per gli anni che ci aspettano, e cioè realizzazione
di macchine dalle dimensioni nanoscopiche dove vengono assemblati atomi su
atomi.
L’altra strada intrapresa nella ricerca di tecnologie di comunicazione più
sofisticate, è quella di considerare le attività di calcolo come lunghe e
complicate molecole. In fondo, se ci pensiamo un’ istante, cosè la lunga e
doppia elica del Dna, se non un programma? La sequenza degli aminoacidi
indica con precisione le istruzioni con cui assemblare altre
molecole,queste, precisamente comandate, finiranno nell’esprimersi in
concreti caratteri fisici: il colore degli occhi, l’altezza, il gruppo
sanguigno,ecc.
Ma torniamo al computer. Anch’esso, nell’idea del suo inventore, doveva
servire solo per fare calcoli, ma nel 1984 si è trasformato in uno strumento
di comunicazione. Il pc era gia sul mercato da 3 anni cioè dal 1981,anno del
suo lancio mondiale da parte della Ibm, intanto 3 differenti università
americane,altri giovani, inconsapevoli, dell’importanza della loro scoperta,
si apprestavano ha mettere in contatto tra loro grandi computer per
trasmettersi reciproche informazioni, anche a lunga distanza.
Gli obiettivi che si prefiggevano erano 2 e precisamente quello di far
parlare tra loro macchine diverse e lontane e farlo potendo utilizzare una
nuova tecnica di trasmissione, detta a commutazione di pacchetto.
Ma dietro le macchine ci sono sempre e comunque gli uomini che,come risaputo
hanno voglia di dialogare, di socializzare, e di litigare. Fu cosi che una
rete, il cui scopo primario era quello di fare calcoli,fu utilizzata come
canale di informazioni al servizio dei ricercatori. Riuscirono ha lavorare
meglio scambiandosi notizie sulle loro attività, ma anche parlando dei loro
gusti musicali o in fatto di cucina.
Per 25 anni il personal computer e Internet, ambedue orientati alla
comunicazione, viaggiano parallelamente senza mai incontrarsi. Ciò avviene
grazie al lavoro svolto da una della comunità intellettuali più importanti
del secolo, quella dei fisici delle particelle elementari. L’ inglese Tim
Berners Lee lavora ai computer del Cern, con lo scopo di rendere più agevole
lo scambio di informazioni scientifiche fra ricercatori. Anche lui usa
Internet, ma lo trova scomodo, inventa, dunque, un insieme di regole con cui
collegare un testo ad un altro favorendo l’interscambio.E un sistema di
citazioni automatizzato ed elettronico, il protocollo lo chiama Htpp, il
linguaggio sottostante,invece viene chiamato Htlm e l’intero sistema World
Wide Web, una grande ragnatela mondiale.
L’ idea piace invece ad uno studioso ventenne che lavora al National Center
for Supercomputer Application di Urbana Champaign, nell’ Illinois, Marc
Andreessen. Con un gruppo di studiosi della sua stessa università,
realizzerà il primo programma di navigazione per il Web che usa
mouse,finestre e pagine colorate. Il programma si chiama Mosaic e sin dal
suo anno di nascita viene ceduto gratis a chiunque voglia usarlo. Qualche
anno dopo, il gruppo di studiosi fonda Netscape.
I PC sono ormai molto diffusi, l’industria e la finanza mondiale hanno
necessità di una rete affidabile che trasporti i dati. Da allora l’idea di
rete dilaga, sia come modello economico che come ipotesi di scambi
culturali. Ma negli ultimi anni anche, il pc è costretto ha rivedere il
proprio utilizzo.
Oggi giorno bisogna, entrare nell’ ordine di idee che ogni macchina è
potenzialmente collegabile, nasce quindi l’ esigenza di un computer che
riesca a far entrare in funzione gli elettrodomestici anche senza la
presenza dell’ utente, per questo gli analisti cominciano ha parlare di
“fine del personal computer”.Ma rileggendo le previsioni di tanti esperti
che nel passato ipotizzavano scarso successo per tutte quelle scpoperte che
poi sono risultate fondamentali per l’ uomo, sarà così?

sabato 6 ottobre 2007

I disabili nel 2007

I disabili nel
2007

I cosiddetti portatori di handicap hanno subito nel corso della storia una
vera e propria discriminazione in quanto inferiori rispetto alle persone che
possedevano l’uso delle gambe e delle braccia. Questa discriminazione si è
maggiormente sviluppata nel corso della seconda guerra mondiale, quando
Adolf Hitler aveva concepito la soluzione finale con la quale avrebbe
spazzato dalla faccia della Terra gli ebrei considerati come un’infezione
della razza ariana,ma non morirono solo gli ebrei nei campi di sterminio e
di concentramento, ma anche oppositori politici,zingari,omosessuali, e
soprattutto i disabili che al loro arrivo in questi campi venivano eliminati
all’istante a causa della loro condizione fisica. Eppure queste persone
condannate ha vivere per sempre sulla sedia a rotelle non facevano male
neanche a una mosca. Durante la ricorrenza della Shoa che in Italia si
celebra il 27 gennaio si ricordano soltanto gli ebrei e non le altre persone
di razze diverse e quelli con problemi fisici e mentali,ed è una vera
ingiustizia,comunque le cose ha partire dagli anni 90 in poi sono cambiate
nei confronti dei portatori di handicap che adesso si chiamano diversamente
abili, si guardano con un po’ più di rispetto, anche se ci sono episodi
legati al razzismo che li vede vittime di abusi e violenze nei loro
confronti, ci sono sport che sono stati istituiti per le loro capacità ma
anche delle olimpiadi per disabili che si chiamano paraolmpiadi. In alcune
città sono state costruite delle rampe in modo da facilitare i disabili nei
loro spostamenti, poi hanno adattato dei mezzi di trasporto con
l’inserimento delle pedane per facilitare l’ingresso dei disabili,anche se
non sono stati adattati tutti i mezzi di trasporto per queste persone. Si
sono formate delle associazioni per la tutela dei diversamente abili nate
all’inizio degli anni 90 e sono stati realizzati degli spot per affrontare i
loro problemi legati soprattutto all’utilizzo soltanto degli arti superiori
e l’immobilizzazione degli arti inferiori, un noto cantautore Pierangelo
Bertoli anch’egli affetto da paraplegia si è battuto nei riconoscimenti per
i diritti dei diversamente abili realizzando uno spot in cui egli è
protagonista. Questo cantautore è mancato il 7 ottobre del 2002, lasciandoci
però brani dal forte richiamo di protesta e di denuncia come Italia d’oro o
A muso duro,oltre a successi come Spunta la luna dal monte presentata al
festival di sanremo assieme ai Tazenda un gruppo sardo nel 1991, Pescatore
cantata in duetto con Fiorella Mannoia. Ritornando ai disabili si dovrebbe
cercare di salvaguardare la loro integrità morale senza lasciarli soli e
cercando di non avere nessuna forma di pregiudizio nei loro confronti.