domenica 30 dicembre 2007

11 settembre 2001

11 settembre 2001

11 settembre 2001, un giorno che irrompe nella storia con la semplicità dell’impossibile. Il mondo vede in diretta sullo schermo domestico l’America attaccata dai terroristi e colpita nei suoi simboli di superpotenza economica e militare: 2 aerei di linea dirottati, a distanza di un quarto d’ora, si schiantano contro le 2 torri gemelle del World Trade Center di Manhatann a New York. Sono i grattacieli più alti della metropoli, 420 metri, 110 piani. Ospitano 500 società internazionali, banche, agenzie di assicurazioni, ditte immobiliari, ristoranti, bar. Vi lavorano 50 mila persone. Sono anche un polo di attrazione turistica: 70 mila visitatori al giorno. I ragazzi che vanno per la prima volte a Manhattan di solito salgono all’ultimo piano della Torre per godersi il panorama: si dominano la baia, la Statua della Libertà e gli edifici di Ellis Island, la prima tappa degli emigranti in America. Quel giorno di settembre il cielo è terso e il sole tiepido. Le mamme accompagnano a scuola i bambini, uffici e negozi stanno aprendo. Ma ecco uno schianto improvviso, la vampata e il blu del cielo diventa nero di fumo e di detriti. Persone disperate si sporgono dalle finestre: alcune precipitano nel vuoto, altre vengono divorate della fiamme. Un terzo aereo pilotato da altri terroristi kamikaze (parola che significa “vento divino”: così si chiamavano i piloti giapponesi che durante l’ultima guerra si schiantavano volontariamente contro le navi nemiche) si getta sul Pentagono, il “cervello” del comando militare USA costruito sulle rive del fiume Patomac, a Washington. Un quarto precipita a Pittsburgh, in Pennsylvania, ed è il solo a non centrare il bersaglio. Le fiamme dei jet fendono l’acciaio. Dopo un’ora di rogo, le due torri si sbriciolano come biscotti e scompaiono nel polverone denso che avvolge l’intera Manhattan. Dirà un cosmonauta: “Da 384 chilometri di d’altitudine, abbiamo visto la colonna di fumo salire da New York”. Crollano anche altri palazzi. Un’apocalisse: migliaia di sepolti sotto le macerie, pochi i sopravvissuti. Muore anche il mito della superpotenza invulnerabile. E tutti noi, che pensiamo di vivere in un mondo civile, ci sentiamo più fragili, consapevoli che è cominciata una guerra anomala, mai dichiarata, contro un nemico invisibile che può colpire in qualsiasi momento, anche il bersaglio più insospettato. Un nemico miserabile e vile che colpisce alla cieca, indifferente allo strazio di mamme e bambini. Per questo nemico, il martirio è onore e privilegio.


lunedì 24 dicembre 2007

AIDS

AIDS


Il termine AIDS deriva dall’abbreviatura Acquired Immuno – Deficiency Syndrome (Sindrome da Immuno Deficienza Acquisita). Nel 1983 si sapeva ancora pochissimo di questa sindrome. Oggi si calcola che nel mondo siano più di 22 milioni le persone infette, di cui 14 milioni solo in Africa, infatti, l’epidemia riguarda sempre di più il Terzo mondo, dove la diffusione ha raggiunto livelli altissimi, e i farmaci più efficaci non sono disponibili, mentre si è stabilizzata nei paesi ricchi. Sono stati identificati più di mille ceppi diversi di virus che corrispondono a 8 o 9 grandi famiglie, probabilmente alcuni di questi risultano meno aggressivi. Anche in Uganda, ad esempio, sono tantissimi i sieropositivi e molto pochi i malati di AIDS. Per spiegare questo fenomeno si può fare l’ipotesi che in quei paesi il virus sia arrivato già da molto tempo e, quindi, il sistema immunitario della popolazione si sia nel frattempo rafforzato. Lo scienziato francese Luc Montagnier, insieme al suo gruppo dell’Istituto Pasteur di Parigi, ha isolato il virus HIV che colpisce il sistema immunitario, cioè quel sistema di cellule (istiociti e linfociti) che intervengono a difesa dell’organismo contro le infezioni. La natura retrovirale dell’HIV crea non pochi problemi, infatti, i retrovirus attaccano e distruggono i linfociti, poi si riproducono all’interno della cellula utilizzando un’ enzima e trasformando il loro RNA in DNA (trascriptasi inversa). Nei retrovirus, l’informazione genetica è conservata in una molecola di RNA (Acido Ribonucleico, si trova sia nel nucleo sia nel citoplasma delle cellule, la cui funzione principale è la sintesi proteica) e questo funge da stampo per “riscrivere” l’informazione sul DNA (Acido Desossiribonucleico, si trova quasi esclusivamente nel nucleo delle cellule ed è portatore dei fattori ereditari).Appena il materiale genetico è integrato da quello della cellula ospite, l’HIV programma la creazione di altri componenti virali. I nuovi retrovirus abbandonano la cellula e, proliferandone al di fuori, vanno ad infettare altri linfociti creando, cosi, un processo a catena. Alla scoperta del virus dell’HIV seguirono campagne di stampa internazionali in pericoloso bilico tra informazione e catastrofismo. Oggi, invece, l’attenzione dei media si sta spostando dalla crudele eccezionalità della malattia alla quotidianità di milioni di persone che, pur colpite dal contagio, continuano a vivere la loro vita da sieropositivi. Il 5% dei sieropositivi, a più di dieci anni dall’infezione non si ammala di AIDS. I loro anticorpi, tengono “in scacco” il virus e il sistema immunitario continua a funzionare bene. Questi soggetti sono chiamati “resistenti” o anche “lungo resistenti”. Equipe di immunologi di molti paesi li studiano per individuare nel loro sangue una caratteristica, una “anomalia” che possa portare alla scoperta di un vaccino o di una terapia. Resta aperto un quesito e cioè se la capacità di tenere testa all’AIDS di questi sieropositivi fosse dovuta a un virus scarsamente aggressivo o al loro sistema immunitario che impediva all’infezione di progredire verso la malattia conclamata. Comunque la speranza di tutti è la realizzazione di un vaccino contro l’AIDS, una delle sfide più complesse e insidiose che la medicina e la biologia sono chiamate ad affrontare in questo fine secolo. Le difficoltà nascono in primo luogo dal fatto che non bisogna affrontare un solo virus, ma tanti ceppi di virus HIV; di conseguenza non si dovrà realizzare un solo vaccino ma tanti vaccini diversi contro le varie forme mutanti del virus HIV. Negli ultimi anni, in tutti i paesi del mondo, Italia compresa, sono stati sperimentati sull’uomo una serie di vaccini che usano strade diverse per combattere il virus. Una delle strade più seguite si basa sull’ingegneria genetica, per ottenere preparati che non contengono l’intero virus, ma soltanto una piccolissima parte delle proteine che lo investono, affinché queste scatenino la risposta immunitaria dell’organismo ma senza il rischio dell’infezione. La notizia di un bambino di 5 anni, sieropositivo sin dalla nascita ed ora guarito, ha destato grande scalpore, ridando speranza a chi è stato colpito dalla malattia e offrendo nuovi spunti di ricerca a chi si occupa di AIDS. Il bambino è figlio di una madre sieropositiva e sin dalla nascita era risultato positivo al test. Tutti i neonati ricevono, attraverso la placenta, gli anticorpi che possiede la madre e li conservano più di un anno. Qualche mese dopo la nascita del bambino sieropositivo, dell’HIV non c’era più traccia. Esiste la remota possibilità che il virus possa essersi nascosto in qualche linfonodo e, se i ricercatori non hanno commesso errori, questa storia potrebbe smentire il dogma che l’infezione da HIV sia irreversibile. Non è questo il primo caso. Una di queste riguarda tre neonati italiani. Evidentemente qualcosa cambia, negli sviluppi di questa malattia, infatti, è stata riscontrata una forte reattività contro il virus in gruppi che di omosessuali che, pur essendo ad alto rischio, apparentemente non si sono mai infettati. Per spiegare questa reattività si pensa che il virus, per qualche tempo abbia soggiornato in questi soggetti. Non si è molto lontani dalla verità, altrimenti non si potrebbe spiegare il fatto che negli aborti di donne sieropositive, quasi sempre nel feto si trova il virus, mentre il 75% dei nati da madri infette risultano, alla fine, indenni. Luc Montagnier dovrebbe avviare, entro il 2000, la sperimentazione in Francia di un vaccino contenente un gene in grado di neutralizzare l’azione della proteina NEF (Negative Factor, fattore negativo) che facilita il progredire dell’infezione. Questo fattore è presente nello stesso virus HIV, che ne sollecita la formazione all’interno delle cellule che invade. Il virus HIV avanza servendosi di questa proteina come nutrimento. La sostanza che l’equipe di Montagnier sta cercando di mettere a punto, ha lo scopo di inibire, di impedire la formazione di questa proteina. Togliendo al virus HIV il nutrimento proteico di cui ha bisogno per moltiplicarsi, si cerca di bloccarne la diffusione del virus, la stessa malattia dell’AIDS non potrà progredire. In Italia è iniziata la sperimentazione, per ora sulle scimmie, di un vaccino che scatena la risposta immunitaria dell’organismo contro la “TAT”, una delle proteine contenute nel virus HIV, che facilita l’infezione paralizzando i linfociti. Il vaccino è stato messo a punto da un gruppo di ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità; negli animali questo vaccino ha provocato una forte risposta immunitaria contro il virus, tanto da far prevedere la sua sperimentazione sull’uomo. Un vaccino simile che utilizza, però, il gene che produce la proteina “TAT” è stato sviluppato negli Stati Uniti: si tratta di un vaccino curativo e non preventivo e, attualmente, si sperimenta in Belgio, in Israele e in Italia, al centro Emofilia dell’Università di Milano. Il vaccino che dovrà sconfiggere il male del secolo, dovrà essere in grado di proteggere sia dalla trasmissione per mezzo del sangue sia dalla trasmissione per via sessuale che avviene attraverso le mucose. Dovrà essere efficace contro tutti i ceppi di virus e offrire una copertura a lungo termine e, infine, dovrà sviluppare non solo un’immunità attraverso gli anticorpi ma anche un’immunità cellulare. Una delle ultime conferenze mondiali sull’AIDS ha dato l’opportunità ai ricercatori, di confrontare le nuove tecniche di cura già in uso o ancora in via di sperimentazione, nuove teorie e nuove conoscenze. Il congresso si è aperto sulla base di cifre allarmanti. Sono, infatti, più di 28 milioni le persone colpite dal virus. Secondo i dati più recenti, forniti dall’Unaids (programma dell’ONU sull’AIDS), i sieropositivi sono circa 21 milioni e oltre 7 milioni coloro che hanno sviluppato la malattia. La grande maggioranza dei sieropositivi, vive nei paesi in via di sviluppo: 14 milioni nella regione del Sahara; 1 milione e 300 mila in Sud America; 4 milioni e 800 mila nel sud-est asiatico; 780 mila casi nel Nord America ed infine 470 mila nell’Europa occidentale. Nonostante queste cifre non siano tra le più confortanti, la conferenza di Vancouver, con oltre 15 mila partecipanti provenienti da 125 Paesi, ha riservato un’atmosfera ricca di speranze. Le nubi presenti nelle passate conferenze sono state diradate dai progressi che la ricerca, in questo campo, ha raggiunto. E’ stato anche annunciato che l’AIDS, sarà curabile, in un futuro assai prossimo. Lo scienziato Robert Gallo ha presentato i risultati del suo lavoro sulle chemiochine (Rantes-MP 1 Alfa- MP 1 Beta), potenti inibitori dell’HIV-1e 2. Queste molecole, prodotte dai linfociti CD e dai macrofagi, combinate con gli inibitori delle proteasi sono in grado, in provetta, di bloccare la replicazione dei virus. Luc Montagnier sostiene invece che l’epidemia riceverà un colpo mortale dai vaccini preventivi e curativi, ma la strada da percorrere per giungere a questo obiettivo è ancora molto lunga. Molto duro è stato l’intervento dell’attrice Liz Taylor, da anni impegnata quale presidentessa dell’Ampar (Fondazione americana per la ricerca sull’AIDS), contro gli USA e il Canada,Paesi in cui le tecnologie hanno raggiunto alti livelli, ma che hanno tagliato i fondi per la ricerca. La Taylor si è scagliata verbalmente proprio contro gli Stati Uniti, colpevoli di aver bloccato il programma per evitare lo scambio di aghi usati trai tossicodipendenti. Questa presa di posizione è stata definita dall’attrice con un termine ben specifico: omicidio premeditato. Sono stati resi noti, inoltre i dati relativi all’uso di profilattici come arma per combattere il diffondersi della malattia e i più attenti sono risultati gli italiani. Da una ricerca condotta dall’Istituto d’Igiene dell’Università La Sapienza di Roma, su un campione di 52 mila giovani tra i 19 e i 24 anni, emerge che i profilattici sono conosciuti e usati da noi più che in altri Paesi europei. Il caso del virus HIV, è simile ad un giallo dove non si vede il colpevole, ma tutte le prove sono contro di lui. DA SAPERE
1. Rapporti sessuali protetti dal preservativo, dall’inizio alla fine, riducono il rischio dell’AIDS. 2. E’ importante, tra i tossicodipendenti, non scambiarsi mai siringhe, aghi, cucchiaini. 3. Sudore, colpi di tosse, starnuti e lacrime non trasmettono il virus. 4. Il bacio non è un comportamento a rischio, a meno che non sussistano lesioni sanguinanti delle mucose interessate. 5. L’uso comune di asciugamani per il viso, indumenti, stoviglie, docce, non comporta alcun rischio. 6. La frequentazione di locali pubblici, palestre, piscine, ospedali, studi medici, mezzi di trasporto non è pericolosa. 7. Gli insetti non trasmettono l’HIV. 8. Certe terapie (agopuntura, mesoterapia, cure odontoiatriche), così come certi trattamenti estetici (manicure, pedicure, depilazione e tatuaggi) non sono a rischio, a patto che siano osservate le opportune misure igieniche e di sterilizzazione.


mercoledì 19 dicembre 2007

Fiction Rino Gaetano

Rino Gaetano


In questi giorni l’11 e il 12 novembre è stata trasmessa su Rai Uno la fiction “Rino Gaetano- Ma il cielo è sempre più blu” dal regista Marco Turco con protagonista principale Claudio Santamaria, oltre alla partecipazione di Ninetto Davoli nel ruolo del proprietario del “Bar del Barone” con le due attrici Katia Smutniak e Laura Chiatti. La fiction ripercorre la carriera al tempo stesso artistica e umana di Rino Gaetano, nato a Melissa nella provincia di Crotone il 29 ottobre del 1950, all’anagrafe Salvatore Antonio Gaetano, nel 1960 all’ età di 11 anni, si trasferisce assieme al padre a Roma nel quartiere di Montesacro, tuttavia il piccolo Gaetano da tutti chiamato Rino, manifesta una predisposizione per la musica, al padre la passione del figlio per la musica non piace, dice che non potrebbe neanche vivere, per Rino invece è uno scopo che vuole raggiungere non importa se dovrà fare dei sacrifici,ma sente che quella che sta per intraprendere è la sua strada, Rino studia per tre anni da geometra che è quello che il padre sogna per lui, ma Rino sente che quello non è il mestiere che fa per lui, decide allora di tentare di farsi conoscere andando le prime volte al Folkstudio, un locale dove si esibiscono artisti come Antonello Venditti, Francesco de Gregori, in una delle sue esibizioni si presenta accompagnato da una chitarra anche se il locale non è molto frequentato inizia ha cantare I love you Maryanna, canzone molto allegra dove Rino canta in tedesco, francese, inglese, spagnolo e italiano, la canzone si presta ad un curioso gioco di pronuncia, in cui Maryanna è pronunciata in modo similare alla parola marijuana, di questo se ne accorse la censura che vietò il pezzo dalla programmazione radio-televisiva. .In realtà Rino con questa canzone ha voluto rendere omaggio alla nonna che si chiamava Marianna, l’album con il quale si presento inizialmente fu I love you Maryanna, nella copertina è presente Kammamuri’s, il personaggio scaturito dalla penna di Salgari, l’aiutante di Sandokan con in primo piano la tigre, Kammamuri’s è anche lo pseudonimo con il quale Rino firmava l’album.Viene notato da un discografico che fa parte della IT un’etichetta indipendente, si chiama Vincenzo Micocci, con lui incide il primo album Ingresso libero che contiene canzoni come Tu, forse non essenzialmente tu, Ad esempio a me piace il sud la quale per farla conoscere decide di affidarla a un cantante melodico come Nicola di Bari, anch’ egli del sud originario della Puglia, il quale la presenta a Canzonissima.Nella versione di Nicola di Bari viene cambiato solo il ritornello per il resto il testo non subisce variazioni, Nicola di Bari nel ritornello canta “Ma chi manca sei tu, Con te ho diviso un’età, Tutti i miei sogni per te, Tutto il mio amore, La mia libertà. Nella versione originale di Rino Gaetano invece è “Ma come fare non so, Si, devo dirlo, ma a chi? Se mai qualcuno capirà, Sarà senz’altro un altro come me. Una canzone contenente nel primo album si rifà molto allo stile di de Andrè ed è E la vecchia salta con l’ asta, “la favola antica del cavaliere, cresciuto nel solitario castello, annoiato dall’amore di tre cortigiane e dal rosso nettare di tre damigiane. Illuso da assurde chimere, il cavaliere parte alla ricerca dell’amore.”Bisogna dire che Rino Gaetano quando era ancora agli esordi si è fatto conoscere per due canzoni la prima, la quale l’ha pubblicata, si chiama Jaqueline era già stata riproposta all’etichetta Bell Disc insieme a La ballata di Renzo per un disco successivamente mai inciso. Questa canzone La ballata di Renzo originariamente si chiamava “Quando Renzo morì ero al bar” ed è una canzone tragica e paradossale, sia per la vicenda raccontata, sia per la somiglianza con ciò che accadrà la notte del 2 giugno 1981 allo stesso Gaetano. A 31 anni non ancora compiuti, e a meno di un chilometro da casa, il cantautore calabro-romano Salvatore Antonio Gaetano detto Rino incomincia a morire alle 3.55 del 2 giugno 1981 sulla via Nomentana all’altezza di via Carlo Fea, nei pressi dell’angolo con viale XXI Aprile. Incomincia a morire dove ci sono l’ambasciata iraniana, un bar sempre aperto che vende le sigarette anche di notte e una farmacia gestita da dottori calabresi. Muore dopo essersi schiantato con la sua Volvo 343 GL grigio metallizzato targata “Roma Z40932”. Rino muore dopo essersi schiantato contro un’ autocarro Fiat 650D guidato da Antonio Torres e carico di frutta e verdura, che si stava dirigendo verso i mercati generali. La canzone racconta “la storia di Renzo che muore dopo essere stato investito da un’auto, mentre i suoi amici se ne stanno al bar all’oscuro dell’incidente. Renzo muore solo, dopo essere stato rifiutato da cinque ospedali per insufficienza di posti, neppure al cimitero del Verano hanno posto,Renzo viene rifiutato anche lì. Persino nel luogo della pace eterna, la salma di Renzo è paradossalmente condannata a non trovare tregua”, gli stessi che respingeranno Rino per mancanza di posti e di attrezzature necessarie ai craniolesi: negli ultimi istanti della sua vita, il cantante avrebbe perso più di due ore tra il Policlinico, il San Giovanni e il San Camillo alla ricerca di un posto, prima di spegnersi all’alba del 2 giugno, anche la salma di Rino dovrà aspettare alcuni mesi prima di trovare sistemazione al Verano, nel riquadro 119, piano terra, cappella V, loculo 10.

Rino Gaetano



Rino Gaetano

Ma il cielo è sempre più blu

1960. Per motivi di lavoro il padre Domenico e la madre Maria decidono di trasferirsi a Roma con i due figli. Inizialmente trovano sistemazione e lavoro in viale Tirreno.

1961. La vita della famiglia Gaetano è difficile e così i genitori mandano Rino al seminario della Piccola Opera del Sacro Cuore di Narni in provincia di Terni, scelta dettata più da esigenze pratiche che da convinzioni religiose. Rino si ritrova così solo e distante dalla famiglia, in un ambiente molto rigido e diverso da quello familiare.

1964. Nel tempo libero dallo studio e dalla preghiera inizia a scrivere, tra le altre cose, anche un poema su modello dantesco dal titolo E l’uomo volò. Lega molto con un insegnante, padre Renato Simeoni, che ritroverà più avanti nella vita.

1967. Rino finalmente torna a Roma dai genitori, che nel frattempo si sono trasferiti in via Cimone 93: il clima socio-politico nella capitale è caldissimo ed è facilmente immaginabile quanti e quali stimoli potesse offrire un tale ambiente a un ragazzo come Rino.

1968. Rino compie 18 anni. Stringe le sue prime amicizie “romane”. Insieme ad alcuni ragazzi forma un gruppo musicale, i Krounks, dove suona il basso: il gruppo esegue cover, ma Rino scrive anche moltissime canzoni. E’ affascinato dalle grandi star internazionali come Bob Dylan e i Beatles e da una nuova generazione di cantanti italiani che si esprimono in modo originale come Celentano, Jannacci, I Gufi, Gianco, Pieretti, De Andrè…


1969. A Rino arriva il congedo illimitato dal servizio militare per via dell’ invalidità civile del padre. Si arrangia con dei piccoli lavoretti, avvicinandosi nel contempo al teatro dove fa di tutto, dal cabaret al teatro di strada, persino il fonico. Comincia anche a frequentare il Folkstudio, noto locale romano all’ epoca diretto da Giancarlo Cesaroni, dove si esibiscono moltissimi giovani. Qui conosce Ernesto Bassignano, Antonello Venditti e Francesco de Gregori, praticamente coetanei e anche loro in cerca di fortuna. Rino comincia a mostrare il suo talento: ha un modo di scriversi e di porsi atipico, non schierato politicamente, e tratta i problemi sociali con una forte dose di ironia. Per questo motivo troverà subito difficoltà nel mondo musicale dal momento che il suo modo di cantare e criticare tutto e tutti a qualcuno non va a genio. Si esibisce con Antonello Venditti in alcuni spettacoli di cabaret di Marcello Casco: i due si occupano anche delle musiche. Rino, come fonico, è impegnato anche con la Compagnia di Teatro dei Commedianti, diretta da Gianfilippo Carcano, in un due tempi di Maria Teresa Albani.


1970-1971. La famiglia Gaetano si trasferisce in via Nomentana Nuova 53, dove i genitori, diventando portieri, hanno a disposizione il seminterrato dello stabile. La casa è piccola e le finestre si affacciano sul marciapiede: l’ unico panorama che si può ammirare attraverso le grosse sbarre dei vetri sono le gambe delle persone che passano. Per Rino, che vive con i suoi in quell’ abitazione, il cielo blu è solo un miraggio. Mentre fa piccoli lavoretti nel condominio, continua a coltivare le sue passioni. Si dedica molto al teatro prendendo parte ad alcune rappresentazioni. Recita i poemi di Majakowskij e interpreta Estragone in Aspettando Godot di Samuel Beckett e la volpe in Pinocchio; prende parte anche a un giro teatrale con l’ETI (Ente Teatrale Italiano). Passa dai teatri underground alle rappresentazioni per bambini nelle scuole. Dati i problemi economici della famiglia, Rino deve cercarsi delle entrate certe. Attraverso conoscenti, il padre gli procura un posto in banca, un lavoro ben retribuito e sicuro. Rino, diplomato in ragioneria ma con sogni ben diversi, riesce a trovare un piccolo compromesso con i genitori: avrà a disposizione un ultimo anno per provare a sfondare, altrimenti dovrà rassegnarsi a lavorare in banca.


1972. Rino riesce a iscriversi alla SIAE e, introdotto dal suo amico Antonello Venditti, si presenta a Vincenzo Micocci, della casa discografica IT, con lo pseudonimo di “Bacom”. In un primo momento Rino è intenzionato a impegnarsi solamente come autore: vorrebbe che qualcun altro, magari un amico, cantasse al posto suo; ma alla fine hanno la meglio i discografici, che in lui vedono un frontman atipico ma forte, dotato di talento e personalità, oltretutto serio e affidabile. Contemporaneamente ottiene un provino dalla etichetta discografica Bell Disc di Milano e incide un primo 45 giri contenente La ballata di Renzo e I love you Maryanna che però non sarà mai stampato.



1973-1974. Finalmente esce il suo primo 45 giri prodotto dalla IT, che si deve considerare una specie di prova vocale, dove, con lo pseudonimo “Kammamuri’s” troviamo le canzoni I love you Maryanna e Jaqueline. Questo disco viene prodotto da Antonello Venditti, come era consuetudine a quei tempi alla IT, dove si facevano collaborare fra loro i giovani artisti. I primi tempi, per guadagnare qualche soldo, Rino lavora per l’etichetta discografica svolgendo anche altre mansioni: talvolta si occupa di attività di carattere tecnico o promozionale, segue a sua volta altri giovani artisti e va alla ricerca di nuovi talenti. In questo periodo Rino mette a punto i testi del suo primo 33 giri, “Ingresso libero”, che verrà pubblicato nel novembre 1974, e incontra Bruno Franceschelli con il quale stringe una forte amicizia destinata a durare fino alla tragica morte di Rino. Tramite Bruno, Rino approfondirà autori come Petrolini e Ionesco. La casa discografica RCA, che ha come affiliata la IT, propone Rino autore a Nicola di Bari, che nel 1971 aveva cantato brani di Tenco. Rino scrive per il cantante Prova a chiamarmi amore, Questo amore cosi grande e una versione modificata nel testo e nel significato di Ad esempio a me piace… il Sud, presentata per la prima volta a <> il 24 novembre del 1974 e successivamente lanciata sul mercato sudamericano dove ottiene un grosso successo con il titolo Por ejemplo. Le tre canzoni vengono incluse da Nicola di Bari nel suo album “Ti fa bella l’amore”.


1975. Rino Gaetano insieme a molti altri cantanti partecipa alla manifestazione “Trianon ‘75”, a Roma, che diventerà un doppio album molto suggestivo, dove Rino canta dal vivo, accompagnandosi con la chitarra, Ad esempio a me piace… il Sud. Proprio nel corso di quesat’anno ottiene il primo grande successo pubblicando Ma il cielo è sempre più blu, un 45 giri atipico: praticamente contiene una sola canzone divisa in due parti, una su ognuno dei due lati. Fin da subito viene trasmessa alla radio e soprattutto all’interno di “Alto Gradimento”, il programma RAI di Renzo Arbore e Gianni Boncompagni. Non tardano ad arrivare le prime censure: nell’incisione originale della canzone troviamo una frase che forse per l’epoca è ritenuta “politicamente poco corretta”: <>.Questa frase sarà poi ripristinata, e quindi si potrà ascoltare, nel remix della canzone che dj Molella pubblicherà il 15 luglio 2003. Ma il cielo è sempre più blu scala la classifica delle vendite e per Rino arrivano i primi guadagni. Finalmente con i primi soldi può prendere la patente e si acquista una Simca 1000 usata di colore verde bottiglia. Cominciano a moltiplicarsi i concerti dal vivo dove Rino emerge subito rispetto agli altri cantanti perché è fra i primi a parlare e interagire con il pubblico. Gli capita di fare anche da apripista ai concerti di altri cantanti, come per esempio il suo amico Antonello Venditti, ormai già affermato. Rino inizia a frequentare Il cenacolo, in via Nomentana: una sala prove e di registrazione, ma anche un luogo di ritrovo fra artisti e musicisti. Continua a pensare anche al teatro, portando avanti con il suo amico Bruno Franceschelli il progetto Ad esempio a me piace, una pièce teatrale in due tempi dove musica e recitazione si mescolano in un tutto unico, una sorta di teatro-canzone alla Giorgio Gaber.Questa rappresentazione purtroppo però non andrà in scena.



1976. In maggio esce l’album “Mio fratello è figlio unico”. I dischi della IT vengono registrati e preparati negli studi della RCA con musicisti e tecnici messi a disposizione dall’etichetta discografica. Va fatto notare che in questo disco il sitar e il latro sono suonati da Gaio Chiocchio. Dopo l’uscita del disco, Rino Gaetano parte subito in tournèe affiancato dai Perigeo. Cede una sua canzone inedita a una cantante della IT, Carmelina Gadaleta, dal titolo Sandro Trasportando, e lavora in un recital radiofonico con Claudio Lippi.


1977. Rino è impegnato a ultimare l’album “Aida”, che uscirà in primavera, dove ritroviamo come collaboratori musicisti che già avevano lavorato con lui: negli arrangiamenti e al sax Foffo Bianchi, alle chitarre Luciano Ciccaglioni, alla batteria Massimo Buzzi, al basso Piero Ricci e infine al missaggio Maurizio Montanesi con il quale era diventato amico. Va sottolineato che nel clima socio-politico di quel momento, molti cantanti vengono contestati, ma a Rino Gaetano viene riconosciuta una purezza che lo tiene al di fuori delle contestazioni.Prorpio nel corso di quest’anno gli viene affiancato un gruppo emergente, i Crash, che lo accompagnerà in tournèe. Per i Crash Rino produce un album intitolato “Extasis” e scrive il testo per una loro canzone inedita dal titolo Marziani noi. Cresce sempre di più la popolarità del cantautore che però è ancora costretto a scontrarsi con la censura: per esempio in una apparizione televisiva a “Domenica in”, in quell’anno condotta da Corrado, è costretto a tagliare la parola “coglione” dalla canzone Spendi spandi effendi.


1978. Il 26 gennaio entra nelle case degli italiani Gianna. Rino Gaetano partecipa al 28 Festival di Sanremo ottenendo un enorme successo: arriva al terzo posto nella classifica finale, ma scala la classifica delle vendite, dove rimane al primo posto per diverse settimane. Questa canzone ha un successo incredibile e viene incisa anche in Germania da Wolfgang Petry con lo stesso titolo, mentre Rino ne incide una versione in inglese con il titolo Gina, che però non verrà mai pubblicata. Alcuni fan non approvano la sua scelta di partecipare a Sanremo, lo stesso Rino in un primo momento non ne è convinto, soprattutto di farlo con una canzone commerciale come Gianna: preferirebbe presentarsi con Nuntereggae più, ma i discografici spingono per Gianna fino a convincerlo. Rino Gaetano comunque cerca di distinguersi dal contesto presentandosi in maniera atipica con un cilindro in testa, ukulele, frac e scarpe da tennis, accompagnato da strani coristi che poi non sono altri che i Pandemonium. Va sottolineato che per la prima volta a Sanremo viene pronunciata la parola “sesso”. Nel 2002, Anna , la sorella di Rino, metterà all’asta l’ ukulele di Sanremo, ottenendo una bella somma che andrà interamente a favore di Emergency per un progetto di mantenimento del Centro Medico per Bambini in Sierra Leone. Nel corso dell’anno ritroviamo Rino impegnato in una tournèe per l’ Italia, partecipa anche a varie serate e manifestazioni fra cui va ricordato “Discomare ‘78” anche per la polemica che scoppia nella serata finale: la RAI infatti, o chi per essa, cerca di impedire al cantante di esibirsi con Nuntereggae più; Rino per protesta lascia la manifestazione. Fortunatamente il grande successo ottenuto dal brano permetterà al cantante di esibirsi altre volte in RAI con questa canzone. Nella prima versione incisa le parole di questo testo erano ben diverse, ci si potevano trovare molti più nomi e cognomi di personaggi dell’epoca, sui quali forse fu posto un veto. Va sottolineato che al tempo la frase “PCI nuntereggae più”, associando il PCI ad altri partiti appartenenti alla maggioranza, non fu bene accolta negli ambienti dell’opposizione. Poi, a complicare il tutto, l’album Nuntereggae più che contiene la canzone esce ad aprile, all’indomani del sequestro Moro. Nell’album ritroviamo un vecchio amico di Rino, Francesco de Gregori, che collabora con lui per la canzone Fabbricando case, dove si presta a un controcanto particolare.All’interno del disco Rino tra gli altri ringrazia: Ernesto Bassignano, la Schola Cantorum, la sua ragazza Ameliuzza, come la chiamava, per arrivare poi a piazza Michelangelo e al lungotevere Petrolini che “hanno più o meno collaborato alla realizzazione di questo disco” come lui stesso scrive. Per Rino Gaetano Sanremo è il primo grosso compromesso e l’inizio di un successo commerciale che forse comincia a logorarlo dentro. Rino è un ragazzo buono e semplice e nonostante la sua celebrità cerca di condurre la stessa vita di prima.Come racconta la sorella Anna, spesso Rino le chiede in prestito la macchina, una Panda, per girare per Roma indisturbato.


1979. A questo punto della carriera di Rino Gaetano viene ceduto dalla IT alla RCA (come avviene per tutti quelli che arrivano a un certo successo) e proprio per la nuova etichetta esce l’album “Resta vile maschio dove vai?”, dove anche l’immagine di Rino subisce una trasformazione ( basta guardare la scelta della foto di copertina): ora è più professionale e commerciale. Forse proprio per dare maggiore spessore all’operazione viene organizzata una collaborazione con Mogol, che scrive il testo della canzone che dà il titolo all’album. Per la realizzazione del disco viene organizzata una spedizione in America Centrale e l’album viene inciso a Città del Messico nel Centro Musicale Grabaciòn e a Miami negli studi Climax. Nel corso dell’anno Rino partecipa a una trasmissione radiofonica con Patty Pravo dal titolo <<>>.Contemporaneamente all’uscita del disco in Italia escono le versioni spagnole di Nuntereggae più (Corta el rollo ya), E cantava le canzoni (Y cantaba las canciones), Resta vile maschio dove vai? (Maestra del amor), Ahi Maria (Ay! Maria): va segnalato che Nuntereggae più viene adattata con politici e personaggi famosi della Spagna, mentre Resta vile maschio dove vai?presenta tutto un altro testo scritto dallo stesso Rino con un aiuto per la traduzione. In ottobre al “Discostate”, a Rieti, obbligato a cantare in playback, Rino, invece di muovere la bocca per far finta di cantare, si fuma una sigaretta. Molti amici parlano di un periodo di crisi d’identità dopo l’uscita del disco. Per quanto riguarda la vita privata, in questo anno Rino Gaetano si compra finalmente una casa nella zone S. Lucia, in via delle Molette a Mentana, nei pressi di Roma: non ci va ad abitare ma la usa spesso per organizzare delle cenette con amici e nel giardino coltiva un piccolo orto. Il vero motivo dell’acquisto è il prossimo matrimonio con la sua ragazza, Amelia.


1980. Rino è impegnato nel progetto di creare un disco e un’ immagine diversi (basta anche qui guardare la copertina).Esce l’album “E io ci sto” che mostra un approccio al mercato di tipo non commerciale. Le vendite saranno inferiori al solito, ma, come lo stesso Rino dichiara varie volte, ne è molto soddisfatto perché è un album che dà un messaggio più duro e più preciso. In maggio in RAI, partecipa alla serata per i 20 anni dalla morte di Fred Buscagliene dove interpreta, rivisitandola e aggiornandola, Il dritto di Chicago. Nello stesso anno esce l’album “Alice”, disco atipico dei Perigeo: per questo progetto, che doveva sfociare in un musical, coinvolgono vari artisti fra cui Rino Gaetano, Anna Oxa, Lucio Dalla, Ivan Cattaneo. Rino scrive e interpreta il testo di Al bar dello sport con Maria Monti, e partecipa alla canzone finale che vede impegnati tutti gli artisti, dal titolo Confusione gran confusione. A fine anno, presentata da Shel Shapiro, prende il via una nuova tournèe, dove Rino si esibisce a fianco di Cocciante e dei Perigeo. Da questa sinergia esce “Qconcert ”, contenente quattro canzoni fra cui Ancora Insieme, Imagine dedicata a John Lennon appena scomparso, Aschmilero, Aida cantata da Riccardo Cocciante e la splendida interpretazione di A mano a mano di Cocciante eseguita da Rino Gaetano.


1981. Il 31 maggio Rino Gaetano fa la sua ultima apparizione in TV cantando E io ci sto, mentre sta preparando un nuovo tour con Anna Oxa e i Perigeo, incidendo al contempo delle canzoni con la Oxa fra cui La gallina coccodè di Battisti. Il 2 giugno, da solo, alle prime luci del mattino, Rino muore. Come al solito aveva cercato degli amici per passare la serata e poi era rimasto solo. Stava tornando a casa, alle 3,55 a bordo della sua Volvo 343 grigio metallizzato, targata Z40932, all’incrocio di via Nomentana con via Carlo Fea , vicino a via XXI Aprile, finisce sulla corsia opposta e si schianta contro un camion, un Fiat 650D che è diretto ai Mercati Generali. Rino sbatte violentemente la testa sul vetro ed entra in coma, arrivano i soccorsi e viene portato al Policlinico che però è privo di un reparto per craniolesi. Si cercano disperatamente altri ospedali, ma non si trova un posto e cosi dopo due ore Rino ci lascia per sempre. Colpiscono le tremende somiglianze con la sua prima canzone incisa, Quando Renzo morì.Sono molte le polemiche sul mancato ricovero in ospedale, viene anche aperta un inchiesta, per molti anni rimane una morte strana… Il 4 giugno, alle 11,30 del mattino, nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù sul lungotevere Prati, proprio nella chiesa di padre Simeoni e dove Rino si sarebbe sposato, si svolge il suo funerale. Rino inizialmente viene sepolto nel piccolo cimitero di Mentana fino al 17 ottobre quando è trasferito al cimitero del Verano, nel riquadro 119, piano terra, cappella V, loculo 10. E cos’ Rino morì…aveva solo 30 anni.

Ancora il “secondo sesso”

Ancora il “secondo sesso”
Le donne continuano a scontrarsi con ostacoli che impediscono la loro conquista dello spazio politico, all’interno del quale rimangono una piccola minoranza. In tutti i paesi e qualunque sia la loro appartenenza politica,le donne si scontrano sempre con molteplici ostacoli che ne frenano l’ascesa politica. “La maggior parte di essi è espressa in termini di mancanze”, sottolinea l’ IPU. Mancanza di tempo, di formazione e d’ informazione, di fiducia in sé, di denaro, di sostegno e motivazione, di associazioni femminili, di solidarietà tra donne e via dicendo. I pregiudizi sono tenaci. In ogni cultura, le donne sono viste meglio ai fornelli e alle prese con i figli piuttosto che nelle riunioni politiche o alla presidenza di un’assemblea di rappresentanti eletti. Questa immagine tradizionale è spesso rafforzata dai media. Essa si manifesta anche attraverso la violenza degli attacchi verbali e fisici di cui sono spesso oggetto le donne impegnate in politica. Nei paesi poveri,che affrontano diversi conflitti e il degrado delle condizioni economiche e sociali,le donne sono totalmente prese dalla gestione della vita quotidiana e dalle cure che prestano alla propria famiglia. L’ IPU sottolinea, a questo riguardo, l’insufficienza generale delle infrastrutture degli asili infantili – spesso riservati a una minoranza privilegiata -, la poca disposizione dei partiti politici ad adattare i propri orari e le proprie modalità di riunione a tal genere di problemi e lo scarso appoggio che le donne ricevono dai propri familiari. Questo aiuto – sia morale che materiale – è tuttavia fondamentale, dal momento che le donne, che hanno interiorizzato immagini negative di sé fin dalla notte dei tempi, soffrono molto spesso di mancanza di fiducia in se stesse. Altro ostacolo è costituito dalla carenza di risorse finanziarie, mentre le campagne elettorali richiedono mezzi considerevoli. Le donne si scontrano inoltre con un maschilismo più o meno aperto, che si manifesta con l’esistenza di circoli politici chiusi, cui il “secondo sesso” non ha diritto di ammissione. Esse deplorano infine la scarsa solidarietà che si dimostrano le une con le altre, tanto più grave in quanto gli incarichi disponibili per loro sono scarsi. Quasi ovunque, con la notevole eccezione di alcuni paesi quali il Kuwait, le leggi garantiscono alle donne il diritto di votare e di essere elette. Ma, in pratica, la femminilizzazione dei parlamenti e dei governi non progredisce affatto. Secondo l’Unione interparlamentare (IPU), organizzazione con sede a Ginevra che riunisce 139 parlamentari, gli uomini continuano a rappresentare più dell’ 86% dei parlamentari nel mondo e nessun paese ha ancora instaurato una parità completa. Nei paesi ex comunisti, la rappresentanza femminile in politica, un tempo una delle più elevate al mondo, è nettamente diminuita dopo il crollo del comunismo. Ugualmente, indica l’ IPU, il numero delle donne capi di governo e ministri “non aumenta sensibilmente”. La media mondiale delle donne al governo si colloca attorno al 12%. E raramente esse detengono ministeri strategici come quello delle Finanze, dell’Interno o della Difesa. Più volentieri si affida loro il ministero degli Affari Sociali e della Famiglia, della Sanità o dell’ Ambiente, che dispongono di meno mezzi ed hanno minor peso politico.


L’Italia è maschilista?


L’Italia è maschilista?


Gli italiani hanno eletto 630 deputati e 315 senatori. Ebbene, completato lo spoglio delle schede, le donne diventate onorevoli sono meno di 90. Meno del 9 per cento. Siamo in un paese maschilista. E’ indiscutibilmente maschilista l’aria che tira. Non maschilisti gli elettori, del resto più donne che uomini. Sono maschilisti i partiti che preparano le liste dei candidati. Ma prima e dopo le elezioni è ancora maschilista soprattutto l’assetto globale dei poteri nella società. La Camera dei deputati ha già avuto due presidenti donne, la giovanissima Irene Pivetti e la matura Nilde Jotti, ma le scelte non hanno cambiato il tono generale di un luogo di uomini. Poiché la situazione sociale nel Paese è in cambiamento in tutti i settori, vi risparmio le cifre indicative del dislivello: ovunque le donne contano meno. Se nove maestri elementari su dieci sono donne nella fatica più importante e meno gratificante di una classe dirigente, nove presidenti di banca su dieci sono uomini. Ma si laureano più donne che uomini e le donne laureate ottengono mediamente voti migliori. Quindi il passaggio dal merito al suo riconoscimento non potrà attendere molto. C’è qualcosa però di sbagliato nel modo con il quale in politica si affronta il problema in Europa, ora tentando di bloccare per legge una quota di eleggibilità garantita a favore delle donne, ora presentando ogni scelta di potere al femminile come una concessione da spendere in propaganda. C’è un tono da dono alla minoranza emarginata. Ma le donne non sono minoranza né statistica né culturale. Liberate da tempo in casa rispetto a una subcultura maschilista, negli spazi privati dell’esistenza sono già intellettualmente egemoni; piuttosto sono gli uomini che si stanno femminilizzando. Ma la politica non se ne è ancora accorta.

lunedì 19 novembre 2007

La morte di Pier Paolo Pasolini


La morte di Pier Paolo Pasolini

Sono passati 32 anni dalla sera del 2 novembre del 1975. All’idroscalo di Ostia veniva trovato il corpo di Pier Paolo Pisolini barbaramente ucciso,da un ragazzo di borgata Giuseppe Pelosi all’epoca minorenne, da tutti conosciuto come Pino la “rana”. Il ragazzo dopo aver preso la macchina che era intestata a Pasolini gli passa sopra senza neanche accorgersene gli passa sopra scoppiandogli il cuore dopo che lo aveva ridotto come uno straccio. Il giovane da quello che sostiene dice di essersi rifiutato ad un rapporto sessuale voluto dalla vittima, la quale era omosessuale. Essere omosessuali per la società degli anni 70 era uno sconcerto per la gente ben pensante,ma per lo più una diversità la quale non veniva digerita dalla gente. Ai funerali di Pier Paolo Pisolini partecipano a migliaia, un’ intero paese si ferma per rendere l’ultimo saluto al grande poeta. Partecipano registi,intellettuali, scrittori, attori come Sergio Citti e Ninetto Davoli i quali hanno sempre lavorato a fianco di Pasolini, e le massime autorità della politica di allora,lo stesso presidente della repubblica Giovanni Leone. Alberto Moravia dirà che di poeti come Pasolini c’è ne sono pochi,che la vita del poeta è sacra e che non deve essere attentata, e che di poeti veri e propri ne nascono pochissimi nell’arco di un secolo al massimo 2 o 3. A non capacitarsi della morte di pisolini è lo stesso Citti il quale cerca di scoprire quali erano le vere cause che hanno portato alla morta di Pasolini.La verità Citti riuscirà ha trovarla anche se non verrà mai chiamato ha testimoniare in tribunale, ma oltre a questo non verrà mai creduto. Ma Sergio Citti non è il solo che vuole scoprire la verità sulla morte di Pasolini, ci si mette anche una giornalista che scriveva articoli per l’Europeo, il suo nome è Oriana Fallaci. Secondo la Fallaci ha uccidere Pasolini la notte del 2 novembre del 75 non fosse stato Pelosi,ma un gruppo di ragazzi appartenenti all’estrema destra dal forte accento siciliano, l’articolo susciti molte polemiche a tal punto che i personaggi che cercavano di far ricadere l’uccisione di Pasolini da parte di Pelosi come una fatalità la quale era legittimata da parte del Pelosi stesso come difesa dagli attacchi di Pasolini. Ma chi era Pier Paolo Pasolini? Chi mai avrebbe ucciso un’uomo che si era fatto amare dalla gente? Hanno voluto farlo fuori perché sapeva troppo? Perchè faceva il suo mestiere che era quello di informare la gente di quello che stava accadendo in Italia? Non sarebbe morto per il semplice fatto che era omosessuale? Pier Paolo Pasolini era un grande poeta oltre che scrittore, sceneggiatore, saggista, romanziere, giornalista ma soprattutto un grande regista, come regista ha realizzato 19 film, in alcuni di questi film oltre a regista fu anche protagonista. Tra i suoi film più noti ricordiamo Uccellacci e uccellini, Accattone, Mamma Roma, Edipo Re, Salò e le 120 giornate di Sodomia, Il vangelo secondo Matteo ecc., come scrittore scrisse i romanzi Ragazzi di vita, Le ceneri di Gramsci, Passione e ideologia, La religione del mio tempo, Il sogno di una cosa,Teorema, Alì dagli occhi azzurri, ecc. Un uomo cosi che non farebbe del male nemmeno a una mosca chi mai avrebbe potuto uccidere,di cosa si stava occupando Pasolini negli ultimi anni della sua vita? Avrebbe potuto rivelare delle verità scottanti a tal punto da smascherare ciò che c’era di marcio nella politica ma anche nella società borghese la quale si stava affermando come una classe altolocata? Pasolini da buon giornalista e scrittore quale era stava cercando di scoprire le cause della morte dell’ingegnere capo dell’Eni Enrico Mattei, oltre al giornalista americano Mac Hale e al pilota Irnerio Bertuzzi che pilotava il piccolo Moran Sonier precipitato nei pressi della località Bascapè, nei pressi di Pavia, prima di atterrare all’aereoporto di Linate, la sera del 27 ottobre 1962. Come giornalista i suoi articoli erano molto pungenti e andavano ha intaccare ciò che c’era di marcio e di sospetto nell’Italia che operava tramite compromessi,la quale giudicava le persone solo dall’apparenza senza conoscerle fino infondo. Pasolini poi subiva minacce pesanti, in Italia circolavano volantini con la faccia di Pasolini con scritto “Uno in meno” si voleva dare un segnale di pulizia da tutto ciò che era di diverso sia che fosse un diversamente abile, una prostituta, un tossico dipendente o un’ omosessuale da parte della destra che attraverso questi atti di xenofobia credeva di dare una mano alla società per cambiarla anche se gli omosessuali erano i bersagli preferiti da parte dei fascisti di Forza Nuova, Fur, Avanguardia Nazionale. Gli avvocati Guido Calvi e Antonino Marazzita costituendosi parte civile grazie all’aiuto di un medico legale sosterranno che ad uccidere Pier Paolo Pasolini, la sera del 2 novembre non fu Giuseppe Pelosi ma un gruppo di ragazzi,sicuramente dei fascisti, i quali non hanno avuto nessuna pietà con il povero Pasolini,uno di questi ragazzi prende un pezzo di legno e lo tira contro Pasolini ma il legno si frantuma essendo fracido poiché piove ininterrottamente, un altro prende un bastone colpendolo alla schiena,Pasolini dopo essersi rialzato con fatica cerca di tamponarsi le ferite ma invano,cerca di mettersi in salvo ma non c’è la fa lo raggiungono di nuovo e iniziano di nuovo il pestaggio il quale continua senza un’attimo di tregua da parte degli aggressori, Pasolini cerca di tamponarsi le ferite ma il sangue continua a sgorgare, rimane agonizzante per terra, il respiro affannato gli aggressori se ne vanno, ed è proprio in questo momento che Pelosi prende la macchina di Pasolini e se ne va non vedendo Pasolini, gli passa sopra senza accorgersene facendogli scoppiare il cuore e mettendo fine alla sua vita. A distanza di molti anni Pelosi ha ammesso in una trasmissione televisiva, che si intitola “Ombre sul giallo” che non era stato lui a commettere il delitto, ma che c’era un gruppo di ragazzi appartenenti alla destra, i quali mentre ammazzavano come un cane Pisolini, gli gridavano “Sporco fetusu, frocio, ricchione…” Purtroppo la verità arriva troppo tardi, adesso i veri colpevoli non ci sono più, anche se viviamo in una società di merda, dove la giustizia se vogliamo ancora chiamarla così, arriva a compromessi, non riuscendo ha fare il proprio dovere. E’ noi ci definiamo uno stato democratico,il quale tollera tutte le persone di colore, che è aperto ad allacciare rapporti con culture diverse. Ma fatemi il piacere, non è vero niente, ve lo assicuro io che la politica oramai non la guardo più, la quale mi ha stufato con i suoi giullari.

lunedì 29 ottobre 2007

Il bullismo

Il bullismo

Il fenomeno del bullismo è una piaga che colpisce tutte le regioni d’Italia

senza fare distinzioni, è un fenomeno dal quale bisogna stare attenti e non

essere indifferenti. Il bullismo colpisce tutte le classi spesso sotto

l’occhio dei docenti i quali non fanno niente per impedirlo, le persone che

cadono vittime di questo fenomeno e al quale non possono sottrarsi possono

appartenere a religioni o razze differenti, oppure a coetanei dalla pelle

dello stesso colore. Bisogna dire che i ragazzi diversamente abili o affetti

dalla sindrome di down sono i bersagli preferiti, i cosidetti bulli se la

prendono maggiormente con le compagne abusando di loro e violentandole

minacciandole che se avrebbero parlato gliel’avrebbero fatta pagare cara. La

nostra società il più delle volte tende ha girarsi dall’altra parte come se

quello che è accaduto non fosse mai esistito,le ragazzine violentate il più

delle volte decidono di denunciare i loro carnefici, ma si sa che la

macchina della giustizia dovrebbe dare ai bulli una pena più severa di

quello che prendono, infatti dovrebbero avere una sanzione o una pena, i

docenti non fanno il loro dovere se ne stanno solo ha leggere il giornale,o

chiacchierare e uscire quando entra un altro collega o ha parlare col

cellulare cosa che non potrebbero fare neanche loro. La cosa che ha

dell’incredibile è che i bastardi e dire “bastardi” è poco mandano i loro

video in internet paveggiandosi per quello che hanno fatto, il portale sul

quale si possono vedere i video è E- Bay. A scuola si dovrebbe mantenere una

rigidità tale da evitare episodi del genere, un altro fatto che m’indigna

molto è il cosiddetto lavoro che svolgono i bidelli, i quali non fanno altro

che poltrire tutto il giorno e leggere il giornale ma ha loro non importa

tanto sono pagati dallo Stato ha svolgere il loro lavoro, che è quello di

non fare niente. Io a queste persone i bulli se fosse dipeso da me gli avrei

dato l’ergastolo, ma questo è compito della giustizia umana se mai la sua

presenza esista e si impegni per lo meno ha dare più sicurezza nelle scuole

ma penso che non lo farà mai.

lunedì 15 ottobre 2007

Condannati a morte


Condannati a morte

Alle soglie del terzo millennio,la società per punire coloro che hanno
sbagliato non trova soluzione migliore che la loro eliminazione totale, con
una iniezione letale, una fortissima scarica elettrica, la decapitazione ed
altri più o meno <> strumenti di morte. Ogni volta che viene
punito qualcuno così duramente rispunta la domanda: è giusto che lo Stato
risponda agli assassini con la loro stessa arma: la morte?
Posta così la domanda sembra avere una sola risposta: no. Ma proviamo ha
riformularla: è giusto che chi ammazza una, dieci, cento volte venga punito
come chi ha ammazzato una sola volta magari in preda a un raptus? Anche qui
la risposta pende verso il no. Non si può vivere due o tre volte, ma una
volta sola. Dunque se, per il primo omicidio uno viene condannato
all’ergastolo (carcere a vita), per gli eventuali omicidi successivi la sua
pena non può essere aumentata neppure di un giorno: che senso hanno due,
tre, dieci, cento condanne a vita?
Per queste ed altre ragioni, molti Stati mantengono o ripristinano la pena
di morte per delitti particolarmente crudeli, oppure per gli omicidi
multipli. Molti altri l’hanno invece abolita chi prima e chi dopo,
considerandola uno strumento barbaro, disumano, superato, e inefficace.
Eppure in molti Paesi caratterizzati da una criminalità feroce e dilagante,
la maggioranza dei cittadini continua ad essere favorevole alla pena
capitale: è la principale ragione per cui 38 Stati americani su 50 non
pensano di abolirla e i governi rifiutano quasi sempre la grazia ai
condannati al patibolo.
In Europa, invece, la pena capitale è stata ovunque cancellata. Ogni volta
che negli Stati Uniti viene giustiziato un condannato, nei diversi Paesi
dell’ UE si sollevano ondate di indignazione e campagne “abolizioniste”.
Soprattutto quando, dagli USA giungono le immagini crude e assurde delle
opposte “tifoserie” fuori dalla camera della morte con tanto di cori di
esultanza o fischi da stadio nell’ istante in cui il boia innesca la sedia
elettrica o l’iniezione letale. E’ anche vero, però, che gli Stati Uniti
sono una democrazia e non condannano nessuno per motivi politici.
E soprattutto consentono alle telecamere di rilanciare le immagini in tutto
il mondo suscitando le proteste generali. Tutto il contrario delle dittature
(ad esempio la Cina o Cuba, o peggio ancora i Paesi islamici, dove si
ricorre ancora alla lapidazione, alla mutilazione, all’ impalamento e ad
altri strumenti feroci) che per giunta condannano a morte non solo gli
assassini ma anche è soprattutto gli oppositori politici, colpevoli di
nessun altro crimine se non di pensarla diversamente dal regime. Di questi
orrori le tv non possono inviare alcuna testimonianza. Così ogni anno nei
Paesi musulmani o comunisti, o sotto le dittature africane, vengono
giustiziati migliaia di innocenti nell’assoluta indifferenza (e ignoranza)
del mondo libero.
Basta leggere gli agghiaccianti resoconti di Amnesty International per
farsene una pallida idea. I due schieramenti opposti avanzano una serie di
motivazioni a favore delle loro opposizioni. I sostenitori della pena di
morte portano queste motivazioni:
- La pena di morte esiste da sempre ovunque, anche nei Paesi che l’hanno
abolita per legge: soltanto che qui a subirla sono soltanto le vittime
innocenti dei criminali e ad applicarla sono solo gli assassini.
- La condanna capitale non la infliggono i tribunali o i boia, ma gli
stessi assassini che “pur sapendo a quale rischio vanno incontro” commettono
ugualmente quei delitti puniti per la legge con la morte. E si condannano da
soli.
- Il quinto comandamento “Non uccidere l’innocente” è sempre stato inteso
come “Non uccidere l’innocente”: altrimenti bisognerebbe vietare ai soldati
di andare armati in guerra, o alle forze dell’ordine di sparare per
difendere la propria vita e quella dei cittadini inermi. In realtà la pena
di morte mira proprio ha combattere la violenza e ha tutelare più vite
possibili.
- La pena di morte è un “deterrente”, cioè un sistema per spaventare e
quindi scoraggiare la gente dal commettere crimini particolarmente feroci.
Sapendo che rischia di finire al patibolo, il criminale ci pensa due volte
prima di ammazzare qualcuno. Chi lo nega non fornisce la controprova: non si
sa mai quanti crimini sarebbero stati commessi se, in quello stesso periodo,
essa non fosse stata in vigore. E comunque lo stesso discorso vale per i
lavori forzati e, in generale, per tutte le pene.
- In Paesi dove le evasioni dal carcere sono all’ordine del giorno, dove
esistono organizzazioni criminali potentissime e organizzatissime, in grado
di liberare in ogni momento qualunque detenuto, l’unico sistema per mettere
fuori gioco i soggetti più pericolosi, e di impedire che minaccino ancora
tante vite innocenti, è quello di eliminarli. Soprattutto quando sono stati
colti sul fatto o non esistono dubbi sulla loro colpevolezza.
- E’ strano che in Paesi che consentono l’aborto (cioè la soppressione
della vita di un innocente) sia vietata la pena di morte (la soppressione
della vita di un colpevole).
- Non è vero che la condanna a morte impedisca al condannato di pentirsi e
redimersi: basta pensare a tutti i condannati che si pentono proprio alla
vigilia dell’esecuzione. E in certi casi proprio perché sanno di avere le
ore contate.
Su motivazioni diametralmente opposte si muovono coloro che lottano per
l’abolizione della pena di morte.
- La vita è sacra e solo Dio ne è padrone. L’uomo non può disporne a suo
piacimento, e quindi nemmeno lo Stato ha diritto di toglierla. Nemmeno al
più crudele degli assassini.
- Lo Stato non deve mai mettersi sullo stesso piano dei criminali. La “legge
del taglione” (occhio per occhio, dente per dente) è uno strumento antico,
barbaro, e superato.
- La pena di morte è irreversibile e quindi impedisce di rimediare agli
errori giudiziari: rischia di togliere la vita a persone che con il tempo,
quando sarà troppo tardi, si scopriranno innocenti e saranno completamente
diverse da quando hanno commesso un delitto.
- Uno degli scopi fondamentali della pena è rieducare il colpevole, indurlo
ha pentirsi e ha cambiare vita. Ucciderlo significa impedirgli ogni
possibilità di redenzione.
- Che la pena di morte sia un deterrente capace di far diminuire i delitti è
tutto da dimostrare. Anzi, secondo alcune statistiche, i delitti restano
sostanzialmente invariati prima e dopo l’abolizione del patibolo.
- Al delinquente fa molto più paura la prospettiva di passare la vita in
carcere, piuttosto quella di farla finita subito.
Pena di morte,dunque si o no? Se riconosciamo in chi ha sbagliato la dignità
di persona, il diritto alla vita e la possibilità di pentirsi, la risposta
non può che essere una: no!

Violenza e tv







Violenza e Tv

La domanda non è nuova. La violenza proposta a dosi massicce dai programmi
Tv (tv di Stato compresa) provoca o no comportamenti altrettanto violenti
nei ragazzi e nei giovani?Le ricerche scientifiche disponibili non sono
risolutive.
Molti Autori ritengono impossibile l’identificazione di una relazione
diretta e significativa rappresentata sullo schermo e violenza praticata a
casa, a scuola, per le strade.
In genere, alla prudenza delle ricerche scientifiche si accompagna l’audacia
delle opinioni comuni. La maggior parte dei genitori, dei docenti e dei
commentatori è, infatti, convinta che la violenza sia devastante per il
carattere e per l’educazione delle nuove generazioni. Per una relazione
incerta invece abbiamo sul problema, alcune conclusioni scientificamente
sicure.
La prima è che oggi, ragazzi, e giovani non fruiscono più, come negli anni
Sessanta, della violenza televisiva per identificarsi in atteggiamenti
anticonformistici, da contrapporre al perbenismo adulto: un modello di vita
alternativo a quello adulto. Oggi i giovani imitano semplicemente gli adulti
e siccome gli adulti sono violenti assorbono a loro volta il modello della
violenza. Ciò significa, da un lato, che non esiste più età evolutiva: si
vive una condizione giovanile lunghissima durante la quale si invecchia
presto adeguandosi ai modelli di vita adulti che si hanno dinanzi.
Dall’altro lato, significa, però, che non esiste più nemmeno l’età adulta
perché essa si confonde con un’eterna adolescenza. La seconda conclusione è
che i ragazzi hanno molte meno occasioni di 20, 30 anni fa per elaborare la
violenza sul piano relazionale e su quello verbale: sia per l’assenza di
interlocutori attendibili (in famiglia,a scuola,sul territorio), con i quali
vivere le emozioni forti della violenza; sia per l’abitudine disancorarla
da una trama, che possa attribuirle un senso.
La violenza emerge, al contrario, gratuita. Dire parole sulla violenza è
sempre un modo per pensarla e quindi governarla: non per subirla.

il secolo della comunicazione




Nel lontano 1899, l’ allora capo dell’ Ufficio Brevetti degli Stati Uniti
disse “tutto ciò che può essere inventato,è gia stato inventato…” ma il
tempo ha decisamente smentito questa affermazione. Ci basta volgere lo
sguardo indietro di 100 anni per ripercorrere le tappe fondamentali dell’
evoluzione di uno degli aspetti più fondamentali nella vita dell’ umanità:
la comunicazione. In questi 100 anni tutto ciò che è stato inventato,
creato, costruito, ha contribuito, per buona parte, ha migliorare la qualità
della vita.
Alla fine dell’ Ottocento, i tecnologi dell’epoca erano convinti che
l’invenzione del telefono avrebbe portato al successo il teatrofono, uno
strumento usato per ascoltare spettacoli teatrali a distanza,cronache
sportive in diretta, giornali telefonici. Furono fatti centinaia di
esperimenti per far accettare il telefono in quel modo, ma non riuscirono ha
raggiungere lo scopo. Poi arrivo la radio e il discorso fu chiuso.
All’ inizio del secolo gli strateghi di una potente società telefonica erano
certi che il telefono sarebbe stato usato solo dagli uomini d’ affari.
Lasciarono alle società concorrenti il traffico casalingo, giudicato
marginale, e non riuscivano ha tollerare le donne che usavano il telefono
per le loro chiacchere, tanto erano convinti delle loro idee. Alla fine,
quando la società telefonica stava per essere spazzata via, capirono che
erano proprio quelle chiacchere la vera fonte di guadagno.
Negli stessi anni, Thomas Edison, che aveva inventato il fonografo, si
convinse che la sua invenzione sarebbe servita alla gente per registrare
messaggi vocali da inviare come lettere agli amici. Restò deluso quando
nessuno pensò di utilizzarlo in quel modo,ma la sua invenzione ebbe comunque
successo seguendo un altro percorso. Sempre Edison nel 1922,ebbe modo di
affermare che le immagini animate avrebbero presto soppiantato i libri.
Fortunatamente non è andata così, però è vero che di fine dei libri si è
sempre parlato ad ogni nuova invenzione. Questa ipotesi è stata fatta quando
arrivarono la tv, il registratore, il videoregistratore, il proiettore di
diapositive e il computer.
In realtà, gli insengnanti hanno la facoltà di integrare le loro lezioni con
supporti audiovisivi o per mezzo di computer, ma la validità dell’ utilizzo
dei testi scritti e illustrati è ben lungi dall’ essere accantonata.
Sempre a proposito di nuove invenzioni che hanno seguito un corso diverso da
quello pensato dall’ inventore, nei primi 10 anni del secolo, il presidente
della General Motors, un’ industria americana che produce tutt’oggi
autovetture, disse che mai al mondo ci sarebbero potute essere più di 1
milione di automobili, perché non si poteva pensare di formare oltre 1
milione di chauffeur (autisti), poi arrivò Ford (altro fondatore di una
prestigiosa casa automobilistica) e spiazzò tutti.
La stessa situazione si verificò per i computer. Sempre gli esperti, erano
convinti che le dimensioni e il peso di uno di quei grandi calcolatori non
si sarebbero ridotti e quando divennero leggeri continuarono ha chiedersi
perché mai la gente avrebbe dovuto usarli anche in casa.
Ora è la volta di Internet. Fu progettato dalle università per fare cose
serissime come scambiare ricerche fra scienziati,ma fin dall’inizio fu usato
per scambiare ricette e recensioni di film.
Oggi la gente usa i sistemi di comunicazione per fare quello che preferisce.
Cosi, da 100 anni a questa parte, ci si è preoccupati degli effetti che le
nuove tecnologie della comunicazione potevano causare nella popolazione
mondiale. Quando il telefono divenne un diffuso mezzo di
comunicazione,fiorirono gli studi per capire come e in che modo potesse
contribuire alla disintegrazione di una famiglia, o come potesse esporre i
bambini a pericoli di ogni genere, ci si chiese se e come la qualità della
vita poteva cambiare,addirittura fu anche ipotizzata una sorta di
fratellanza universale che avrebbe potuto scongiurare anche le guerre.
Quando il telefono è entrato nella vita quotidiana gli interrogativi si sono
dissolti.
Molte cose sono cambiate ai giorni nostri. Gli economisti americani hanno
incorporato nella loro cultura il fatto che la tecnologia, oltre ha creare
nuovi consumi, modifica il costume sociale e le due cose insieme trainano lo
sviluppo economico.Cosi i governi di varie nazioni del mondo,adeguandosi a
questo progetto,creano incentivi perché le popolazioni si colleghino ad
Internet e l’ OCSE(Organizzazione di Cooperazione e di Sviluppo
Economico),considera come misura del progresso di un paese,insieme alla
crescita del Pil ( Prodotto interno lordo), e alla percentuale di laureati,
anche il numero di collegamento alla rete.
Approfondiamo ora la conoscenza del mezzo che in questi ultimi anni sta
contribuendo ha dare un’ ulteriore svolta al modo di comunicare nel mondo:
il computer. Quella dei computer è una storia che occupa solo la metà del
secolo. Quello che, solitamente, viene considerato il primo calcolatore
elettronico programmabile, l’Eniac, accende le sue valvole nel 1946 a
Filadelfia, figlio anch’esso, come l’energia nucleare,degli sforzi della
ricerca legati alla seconda guerra mondiale.
Ma gia dopo un anno occorreva riprogettare l’Eniac perché 3 ricercatori
avevano prodotto il primo transistors.
Da allora la corsa è andata sempre più accelerando: dai transistors si è
passati ai circuiti integrati. Quello che prima occupava una stanza finisce
per occupare uno spazio grande quanto un armadio, per poi diminuire ancora
di più fino ha raggiungere le dimensioni di una capocchia di spillo. I
ricercatori non si arrendono: nanotecnologia è la parola d’ordine che
illuimina le previsioni per gli anni che ci aspettano, e cioè realizzazione
di macchine dalle dimensioni nanoscopiche dove vengono assemblati atomi su
atomi.
L’altra strada intrapresa nella ricerca di tecnologie di comunicazione più
sofisticate, è quella di considerare le attività di calcolo come lunghe e
complicate molecole. In fondo, se ci pensiamo un’ istante, cosè la lunga e
doppia elica del Dna, se non un programma? La sequenza degli aminoacidi
indica con precisione le istruzioni con cui assemblare altre
molecole,queste, precisamente comandate, finiranno nell’esprimersi in
concreti caratteri fisici: il colore degli occhi, l’altezza, il gruppo
sanguigno,ecc.
Ma torniamo al computer. Anch’esso, nell’idea del suo inventore, doveva
servire solo per fare calcoli, ma nel 1984 si è trasformato in uno strumento
di comunicazione. Il pc era gia sul mercato da 3 anni cioè dal 1981,anno del
suo lancio mondiale da parte della Ibm, intanto 3 differenti università
americane,altri giovani, inconsapevoli, dell’importanza della loro scoperta,
si apprestavano ha mettere in contatto tra loro grandi computer per
trasmettersi reciproche informazioni, anche a lunga distanza.
Gli obiettivi che si prefiggevano erano 2 e precisamente quello di far
parlare tra loro macchine diverse e lontane e farlo potendo utilizzare una
nuova tecnica di trasmissione, detta a commutazione di pacchetto.
Ma dietro le macchine ci sono sempre e comunque gli uomini che,come risaputo
hanno voglia di dialogare, di socializzare, e di litigare. Fu cosi che una
rete, il cui scopo primario era quello di fare calcoli,fu utilizzata come
canale di informazioni al servizio dei ricercatori. Riuscirono ha lavorare
meglio scambiandosi notizie sulle loro attività, ma anche parlando dei loro
gusti musicali o in fatto di cucina.
Per 25 anni il personal computer e Internet, ambedue orientati alla
comunicazione, viaggiano parallelamente senza mai incontrarsi. Ciò avviene
grazie al lavoro svolto da una della comunità intellettuali più importanti
del secolo, quella dei fisici delle particelle elementari. L’ inglese Tim
Berners Lee lavora ai computer del Cern, con lo scopo di rendere più agevole
lo scambio di informazioni scientifiche fra ricercatori. Anche lui usa
Internet, ma lo trova scomodo, inventa, dunque, un insieme di regole con cui
collegare un testo ad un altro favorendo l’interscambio.E un sistema di
citazioni automatizzato ed elettronico, il protocollo lo chiama Htpp, il
linguaggio sottostante,invece viene chiamato Htlm e l’intero sistema World
Wide Web, una grande ragnatela mondiale.
L’ idea piace invece ad uno studioso ventenne che lavora al National Center
for Supercomputer Application di Urbana Champaign, nell’ Illinois, Marc
Andreessen. Con un gruppo di studiosi della sua stessa università,
realizzerà il primo programma di navigazione per il Web che usa
mouse,finestre e pagine colorate. Il programma si chiama Mosaic e sin dal
suo anno di nascita viene ceduto gratis a chiunque voglia usarlo. Qualche
anno dopo, il gruppo di studiosi fonda Netscape.
I PC sono ormai molto diffusi, l’industria e la finanza mondiale hanno
necessità di una rete affidabile che trasporti i dati. Da allora l’idea di
rete dilaga, sia come modello economico che come ipotesi di scambi
culturali. Ma negli ultimi anni anche, il pc è costretto ha rivedere il
proprio utilizzo.
Oggi giorno bisogna, entrare nell’ ordine di idee che ogni macchina è
potenzialmente collegabile, nasce quindi l’ esigenza di un computer che
riesca a far entrare in funzione gli elettrodomestici anche senza la
presenza dell’ utente, per questo gli analisti cominciano ha parlare di
“fine del personal computer”.Ma rileggendo le previsioni di tanti esperti
che nel passato ipotizzavano scarso successo per tutte quelle scpoperte che
poi sono risultate fondamentali per l’ uomo, sarà così?

sabato 6 ottobre 2007

I disabili nel 2007

I disabili nel
2007

I cosiddetti portatori di handicap hanno subito nel corso della storia una
vera e propria discriminazione in quanto inferiori rispetto alle persone che
possedevano l’uso delle gambe e delle braccia. Questa discriminazione si è
maggiormente sviluppata nel corso della seconda guerra mondiale, quando
Adolf Hitler aveva concepito la soluzione finale con la quale avrebbe
spazzato dalla faccia della Terra gli ebrei considerati come un’infezione
della razza ariana,ma non morirono solo gli ebrei nei campi di sterminio e
di concentramento, ma anche oppositori politici,zingari,omosessuali, e
soprattutto i disabili che al loro arrivo in questi campi venivano eliminati
all’istante a causa della loro condizione fisica. Eppure queste persone
condannate ha vivere per sempre sulla sedia a rotelle non facevano male
neanche a una mosca. Durante la ricorrenza della Shoa che in Italia si
celebra il 27 gennaio si ricordano soltanto gli ebrei e non le altre persone
di razze diverse e quelli con problemi fisici e mentali,ed è una vera
ingiustizia,comunque le cose ha partire dagli anni 90 in poi sono cambiate
nei confronti dei portatori di handicap che adesso si chiamano diversamente
abili, si guardano con un po’ più di rispetto, anche se ci sono episodi
legati al razzismo che li vede vittime di abusi e violenze nei loro
confronti, ci sono sport che sono stati istituiti per le loro capacità ma
anche delle olimpiadi per disabili che si chiamano paraolmpiadi. In alcune
città sono state costruite delle rampe in modo da facilitare i disabili nei
loro spostamenti, poi hanno adattato dei mezzi di trasporto con
l’inserimento delle pedane per facilitare l’ingresso dei disabili,anche se
non sono stati adattati tutti i mezzi di trasporto per queste persone. Si
sono formate delle associazioni per la tutela dei diversamente abili nate
all’inizio degli anni 90 e sono stati realizzati degli spot per affrontare i
loro problemi legati soprattutto all’utilizzo soltanto degli arti superiori
e l’immobilizzazione degli arti inferiori, un noto cantautore Pierangelo
Bertoli anch’egli affetto da paraplegia si è battuto nei riconoscimenti per
i diritti dei diversamente abili realizzando uno spot in cui egli è
protagonista. Questo cantautore è mancato il 7 ottobre del 2002, lasciandoci
però brani dal forte richiamo di protesta e di denuncia come Italia d’oro o
A muso duro,oltre a successi come Spunta la luna dal monte presentata al
festival di sanremo assieme ai Tazenda un gruppo sardo nel 1991, Pescatore
cantata in duetto con Fiorella Mannoia. Ritornando ai disabili si dovrebbe
cercare di salvaguardare la loro integrità morale senza lasciarli soli e
cercando di non avere nessuna forma di pregiudizio nei loro confronti.

mercoledì 26 settembre 2007

La fine del mondo





Sappiamo con certezza che il nostro pianeta (la TERRA) si è formato grazie all’esplosione di alcune particelle e la combinazione di alcuni gas dando origine alla vita, ma cosa ci fa pensare che la TERRA non avrà anche una fine?Conosciamo che prima della nostra venuta la Terra era abitata dai dinosauri i quali hanno vissuto durante le ere geologiche,i quali hanno avuto anche una fine rappresentata dalla caduta di un meteorite il quale ha spazzato via queste forme di vita. L’estinzione dei dinosauri non ha colpito solo i grandi dinosauri anche i medi, le creature più piccole sono riuscite ad adattarsi al nuovo ambiente, altri animali i quali nuotavano nelle paludi e negli stagni grazie alle loro zampe sono riusciti ad evolversi sostituendo le zampe posteriori in pinne capaci di rendere migliore la loro velocità nel loro ambiente naturale l’acqua. EVOLUZIONE che è avvenne d’altro canto anche per l’uomo fino all’homo sapiens,quello che sviluppa il linguaggio,l’arte,la tecnologia e complessi sistemi sociali. Il nostro pianeta ha subito differenze di carattere:etnico,sociale,religioso,politico,degli usi e costumi,culturale,linguistico. La nostra società è complessa sotto tutti i punti di vista,tuttavia dovremmo cercare di usare fonti di energia alternative in modo da limitare i consumi e soprattutto i costi, se pensiamo che la nostra vita non finirà mai, che il nostro pianeta non smetterà di esistere, che la nostra razza non si estinguerà mai. Alcune ricerche scientifiche americane hanno stabilito che la fine del mondo avverrà nel 2036, sotto forma di un’ asteroide che colpirà la TERRA causando l’innalzamento del livello del mare,il cambiamento sistematico della temperatura terrestre,lo sciogliersi dei ghiacci del polo Nord e del polo Sud. Alcuni di questi fenomeni si stanno già verificando come l’innalzarsi del livello delle acque, lo scioglimento dei ghiacci,l’effetto serra, le piogge acide… Infatti le profezie che aveva fatto Nostradamus ci sembrano molto vicine sotto questo punto di vista, anche se ho i miei dubbi. Quello che dovremmo fare secondo me consiste nel cercare di espellere meno gas inquinanti per l’ambiente,cercare di utilizzare energie alternative come l’energia solare,l’energia eolica, ecc.,dovremmo ridurre l’estrazione del petrolio poiché conosciamo che le scorte che rimangono sottoterra non saranno illimitate e che dovremmo prima o poi cambiare carburante. La cosa fondamentale è quella di salvaguardare la flora e la fauna marina da sostanze tossiche, ma soprattutto dal petrolio il quale incide negativamente nell’ambito della vita marina. Le ricerche che hanno fatto gli scienziati americani non debbono trarci in inganno, la mia opinione in proposito è che si tratti di una ipotesi, ma è meglio non scartarla poichè non sappiamo ancora cosa ci riserverà il futuro, ma di una cosa sono certo che toccherà a noi rendere la TERRA un luogo in cui si può vivere cercando di salvaguardarla, perché siamo noi gli artefici del nostro futuro.

giovedì 20 settembre 2007

IL RITORNO DELL'ISOLA DAI FAMOSI

Ieri ha avuto inizio la quinta edizione dell’ Isola dei famosi condotta da

Simona Ventura, questa volta oltre alla partecipazione dei personaggi vip ci
stanno anche due sconosciuti che per apparire in televisione non ci hanno
pensato due volte.Tra i personaggi vip che hanno partecipato al reality ci
sono nomi come Cristiano Malgioglio, Alessandro Cecchi Paone,Miriana
Trevisan,Debora Caprioglio, Debora Salvataggio,Francesco Coco e altri che adesso non ricordo.

Da parte mia lo spettacolo che ha offerto ieri Alessandro Cecchi Paone ha
dell’ incredibile,soprattutto nel linguaggio verbale,non capisco come
un uomo come lui che ha lavorato in Mediaset facendo programmi come "La
macchina del tempo" o "Appuntamento con la storia" ha deciso di cimentarsi in
un reality come l’isola rilevando la sua vera identità.

Devo dire che quando avevo 15-16
anni mi piaceva come uomo di cultura, ma si vede che i soldi fanno gola un pò a tutti...

L’isola attira il 50% delle persone mentre c’è un altro 50%
che la snobbano in maniera definitiva i quali la ritengono una scellerata
commedia, ci si dovrebbe chiedere invece come mai ancora oggi milioni di persone muoiono
di fame nei paesi del terzo mondo, i quali abitano dentro delle baracche che
non stanno neanche in piedi,oltre ai problemi legati alle malattie infettive
come l’ AIDS che non risparmia nessuno, o all’ istruzione che è molto carente,
alla mancanza d’ acqua, e invece questi personaggi se ne stanno belli e
tranquilli in quest’ isola del cazzo a non far niente soltanto a poltrire
come ghiri che dormono sempre e, alla fine di tutto questo, se ne vengono ha
dire che hanno sofferto le pene dell’inferno e che lo rifarebbero anche una
seconda volta.Tutto ciò non è altro che il principio,questo è solo l’inizio di una
sfacciataggine nei confronti di gente che lavora onestamente prendendo
salari miseri, lavorando in ambienti di lavoro disumani per arrivare a casa
alla fine del mese senza più un’ euro in tasca. E a noi??Beh non resta altro da
fare che assistere a questo decadimento senza dir niente, ma c’è ne
sarebbero cose da dire nei confronti di questa gente dello spettacolo,
bisognerebbe mandarli a quel paese, come ha fatto Beppe Grillo nei confronti
dei politici nella giornata del Vaffa day.



M.F.

mercoledì 12 settembre 2007

Una storia qualunque


Una storia qualunque

di Michele Ferraro



Sono le prime ore della sera il mare accarezza la riva con le sue onde che procedono a passi nani il vento sembra accompagnare il rumore delle onde che si infrangono contro gli scogli mentre i gabbiani volano bassi sul velo dell’ acqua. A fare da cornice questo scenario ci pensa il sole che sembra essere inghiottito dal mare, in lontananza le ultime famiglie ripongono le ultime cose dentro le loro borse capienti dai colori vivaci sapendo che è stato il loro ultimo giorno passato al mare. La famiglia è formata da Mario Contorno con la moglie Eveline e le due figlie Severina e Anna, mentre se ne stanno andando Severina rimane ad osservare il sole che man mano scende sempre più cercando di catturare gli ultimi istanti del tramonto e respirando l’odore di salsedine che rimarrà nei suoi ricordi. La casa dove abita è a due piani e vi si accede dall’ entrata circondata da piante grasse e da alcuni alberi maestosi che sembrano li da sempre. La casa è formata da un vasto salone dove sono posizionati due divani che si richiamano alla cultura etnica la quale è sempre piaciuta a Severina, nel salone sono appesi dei quadri con delle riproduzioni di Rembrandt, sulla destra ci stanno le stanze di Severina e Anna le quali sono ben sistemate con i poster dei loro idoli come il poster di Che Guevara per il quale Severina sembra avere una vera venerazione e di Martin Luther King che adora per come si è battuto per i diritti dei neri.Ci stanno inoltre due bagni e un ripostiglio,proprio all’entrata a destra c’è una scala a chiocciola per la quale si accede al secondo piano dove è collocata la cucina insieme al caminetto munito di un vetro protettivo di un portalegna.Severina è una ragazza di 15 anni, ha i capelli voluminosi color biondo ricci, ama ascoltare la musica leggera, veste sempre con abiti alla moda e rifiuta di indossare vestiti che sono ricavati dalle pelli di animali. Fa parte da molto tempo di una associazione che si occupa di salvaguardare e difendere animali come visoni, cincillà, ecc. che da troppi anni sono vittime di massacri ed eccidi da parte di persone senza scrupoli pensano ad arricchirsi in modo spropositato, con l’ associazione “Animali da Salvare” ha girato tutto il mondo a portare il messaggio dell’ associazione dove ancora in pochi paesi non ci sono leggi che tutelino le povere creature le quali vengono destinate ad una fine orrenda. Oltre a essere una animalista, a Severina piace uscire con le amiche la sera, ma soprattutto ama dipingere, passione che ha avuto sin da piccola ma che è nata più avanti con l’età, anche se non fa quadri all’altezza di Leonardo o Raffaello se la cava abbastanza bene. Durante una festa organizzata da una sua amica conosce Michail Kandinsckij un ragazzo di origini russe dal comportamento appartato il quale sembra avere un fascino orientale,occhi neri capelli lunghi raccolti con un elastico,indossa pantaloni color cachi, una camicia a righe con un foulard al collo guarda gli altri ballare mentre si fuma una sigaretta. Vede che si avvicina una ragazza un po robusta che sta per prendersi del pounch. Michail appena la vede sembra tralunare inizialmente, non sa da che parte girarsi,ma soprattutto come ci si comporta, tuttavia la ragazza lo guarda con una sguardo ammaliante le uniche parole che riesce a dire sono “carina la festa. Chi l’ha organizzata?”e lei risponde “una mia amica si chiama Eleonora. E’ lei la festeggiata. Non ti ho mai visto da queste parti,sei carino,da dove vieni?” “Dalla Russia, precisamente da Mosca. Mi chiamo Michail, .Michail Kandinsckij, studio all’ Istituto d’Arte L. da Vinci.” “Piacere mi chiamo Severina Contorno,vengo da Rovereto, ho 15 anni e anch’io frequento l’ Istituto d’Arte L. da Vinci.” “Allora ci si vede. A presto.” “A presto.” Lei si allontana sorridendo tra se mentre Michail rimane appoggiato al tavolo del rinfresco un po trasognato. Non aveva mai provato sentimenti simili nei confronti di una ragazza, prima di abitare a Rovereto, quando stava a Mosca, riteneva che le ragazze che passeggiavano nella piazza Rossa non lo stimolavano con la loro presenza, le riteneva superflue e senza fascino.Sembra distaccato Michail,ma cerca di abituarsi al ritmo di Rovereto anche se all’inizio sembra avere delle difficoltà,comincia a frequentare un gruppo di ragazzi che mostrano dei rapporti di inimicizia, ritenendo Michail uno straniero che cerca di pavoneggiarsi per catturare l’amicizia delle ragazze. Quando lo vedono gli si avvicinano sempre di più, da non mollarlo quasi più. Ma quando vedono come si comporta al di fuori della scuola si fanno un’ altra opinione di lui, vedendo Michail che se ne sta in disparte iniziano a conoscerlo meglio e anche a frequentarlo. Michail da parte sua è interessato solamente ad una ragazza Severina che ha conosciuto alla festa di 18 anni di Eleonora,come prima cosa cerca di non essere molto insistente nei suoi confronti, quando arriva nelle vicinanze della scuola Michail entra in un bar dove prende un caffè, vicino alla cassa nota un ampolla di vetro con dentro delle rose rosso scuro cosi chiede alla barista se ne può prendere 6 e dopo averle prese si siede a un tavolino dove scrive un bigliettino di accompagnamento con la seguente frase: “Amo due cose te e le rose!Le rose per un giorno te per sempre!”,lega le rose con un elastico mettendo il biglietto all’ interno di esse. Saluta ed esce dal bar che si trova vicino alla scuola e vede Severina che chiacchera con le sue amiche. Incurante di ciò Michail si avvicina salutandola, “ciao Severina. Ti vedo molto raggiante stamattina.” “Sei molto solare.Ti donano molto i capelli biondi” “Grazie. Michail!” “di chi sono quelle rose che tieni nella mano destra?” “queste rose le ho prese per te. C’è anche un bigliettino all’ interno.” “sono bellissime,che carino che sei!”.Mentre lo ringrazia apre il biglietto rimanendo molto colpita dalle parole che ci sono scritte “Amo due cose te e le rose!Le rose per un giorno te per sempre!Lo sai che mi ha colpito molto questa frase!”“Grazie del complimento” “Dì la verità l’hai scritta o l’hai copiata da un libro?” “No, non l’ho copiata da nessuna parte te l’ho scritta io. E poi tu mi interessi molto”. La sera passano Severina con le sue amiche vicino casa di Michail, la sua abitazione si trova al primo piano che è visibile da fuori per via di un balcone con le inferriate antiche. All’ entrata del primo piano c’è un corridoio dal quale si arriva alle varie stanze, la casa è formata da un bagno, un salone con un divano e delle poltrone in cuoio, il tutto completo di una libreria con volumi di filosofia, romanzi di autori stranieri e italiani,enciclopedie ecc. La sua stanza è formata da un letto singolo, una scrivania, dei poster con Gandhi e Majakovskij, e un quadro dipinto da lui. Severina suona al citofono, Michail risponde ignaro della sorpresa. Severina sempre scusandosi gli chiede se è libero per andare in discoteca, Michail risponde “certo tanto non avevo niente da fare per stasera.” “dammi 5 minuti il tempo di cambiarmi” dopo essersi cambiato monta a bordo di una Volvo 342 Gl. La ragazza con i capelli rosso ingrana la marcia e iniziano a partire verso la discoteca “La bussola”, la quale si trova poco distante dal mare, mentre viaggiano inziano a parlare accompagnati dal sottofondo della radio che trasmette “Sotto il segno dei pesci” di Antonello Venditti. La ragazza dai capelli rossi, Eleonora chiede a Michail le ragioni per le quali è venuto a Rovereto: “Come mai sei venuto in Italia è precisamente a Rovereto per i tuoi studi?” “in verità oltre che per gli studi,è per fare nuove amicizie.” “E poi le ragazze della mia città sono fredde e insensibili” Saverina indispettita replica “senti Eleonora non è che con queste domande gli stai facendo il quarto grado?” “non è forse cosi?” “scusami Michail se ti sono sembrata troppo invadente, ma sono una tipa a cui piace parlare” “non ti devi fare nessun problema”. "Siamo arrivati" . Sevrina insieme a Eleonora e Michail con con le altre due amiche si dirigono all’ entrata della discoteca, si buttano subito sulla pista da ballo non sentono altro che la musica, assordante, e la voce di un dj che comincia che raccomanda di non eccedere con gli alcolici. Severina e Michail nel frattempo si siedono ad un tavolo e ordinano due tequila. Mentre stanno bevendo Michail le dice “sai non sono mai stato con una ragazza. Eppure quello che provo per te non l’ avevo provato per nessun’ altra.” “tu mi piaci Severina. Mi sei piaciuta dal primo momento che ti ho visto alla festa di Eleonora.” “sento di amarti come non ho mai amato nessuna” “non so cosa dire Michail. Queste tue parole mi hanno davvero colpita.” “voglio sapere se c’è qualcuno nella tua vita". “Se stanno cosi le cose non mi vedrai più.” “ma cosa pensi. Comunque ti assicuro che non c’è nessuno e non sto con nessuno.”A questo punto il dj manda un lento, gia dalle prime note si intuisce il brano de “Il tempo delle mele”, Michail e Severina si alzano dal tavolo e iniziano a ballare il lento, a questo punto sembra che il tempo si sia davvero fermato,come se quell’ istante fosse stato imprigionato per sempre.
Come in una fotografia, l’immagine che vi è contenuta resta nitida nonostante il passare del tempo. A poca distanza dalla discoteca su un promontorio si staglia la figura di un faro che illumina la costa sotto la luce di una luna piena, come se con la sua presenza volesse guidare le stelle che li accompagnano. Severina e Michail distaccandosi dalle amiche camminando lungo un marciapiede illuminato dalla luce dei lampioni, il mare con il suo andirivieni rende l’atmosfera ancora più magica di come è. Michail alza il braccio sinistro intorno alle spalle di Severina la quale sembra accettare il gesto di Michail senza discostarsi da lui, Severina contraccambia il gesto, si avvicinano al bagnasciuga della spiaggia, dove osservano il mare, il tutto trasmette una tranquillità impensabile, impalpabile direi. Michail vorrebbe congelare il tempo passato insieme a Severina, “tu sei proprio come questa luna. La quale non ha paura di mostrarsi per quello che è, ti rende molto intrigante” “se volessi paragonare la tua bellezza, la paragonerei a quelle stelle che non smettono mai di brillare nel cielo limpido della notte” “non sapevo che fossi anche un poeta” “queste parole sono sincere, non banali, e vengono dal profondo del cuore il quale non ha bisogno di un cervello per esprimere quello che sente”. Dopo averle detto quello che pensava di lei, inizia a baciarla come non aveva baciato nessun’ altra,quella notte per loro due sembra non avere un’ altra alba. Il faro con la sua luce mobile ispeziona melodicamente, lentamente il tutto. Rimangono da soli tutta la notte,il mattino seguente si svegliano accompagnati dal solo rumore dei gabbiani, la figura del faro alto 30 m si staglia sull’orizzonte dove il giorno prende il posto della notte. Adesso che le luci del faro si spengono per lasciare il il posto al primo crepuscolo che anticipa l’alba. Severina e Michail assistono al sorgere del sole il quale sembra esser uscito per salutare il loro risveglio. Severina non era mai stata cosi felice come la notte trascorsa. “Severina, ieri notte è stato bellissimo soprattutto perché c’eri tu al mio fianco” “anche per me è stato indimenticabile. Non me lo scorderò mai.” “penso finalmente di aver trovato la la mia metà. E sei tu Michail” “anch’io” “su, dobbiamo andare. Penso che le mie amiche si saranno ubriacate a forza di alcolici.” Michail e la sua metà si allontanano dalla spiaggia mano nella mano, raggiungono l’entrata della discoteca la quale ha chiuso i battenti, vicino all’ entrata ancora stordite dalla sbronza, sedute una di fianco all’altra su una panchina giacciono le amiche di Severina. Severina appena le vede le ammonisce con il suo fare “vedo che avete ecceduto come al solito” risponde Eleonora “chi è che parla? Dove sono?” “ah sei tu?Severina!” “mio dio!non mi ricordo niente della serata di ieri!” “eh! lo credo. Chissà quanti tequila ti sarai tracannata.” “ti prego!non cercare di fare la moralista del cazzo! Non mi sembra il momento!” “ti scongiuro Severì guida tu la macchina che io proprio non c’è la faccio!” “tanto come al solito tocca sempre a me accompagnarvi a casa.” ”Severina a bordo della Volvo accompagna Michail e le sue amiche le quali cadono in un
sonno profondo, Severina accenna un sorriso Michail gli risponde in modo
assai romantico “lo sai che sei proprio un angelo quando sorridi?” “sei come
l’acqua cristallina la quale nel suo discendere dalla sorgente rimane sempre
limpida senza mai cambiare il suo aspetto.” “credo che per oggi ho ricevuto
già troppi complimenti” “spero che questo che ti ho detto non ti abbia
offeso, Michail.” “a proposito ti andrebbe di venire ad un falò sulla
spiaggia? che ne dici” “ti prego non dirmi di no” “come potrei dirti di no
farei qualsiasi cosa per renderti felice, Severina” “però stavolta passo a
prenderti io” “ok Michail” “allora a domani, ti amo.” Michail viene a
prenderla sotto casa su una citroen, si è portato pure una chitarra
classica, la quale è riposta nel bagagliaio, insieme a della legna che serve
per fare il falò. La macchina arriva in prossimità della spiaggia dove
giacciono tre tronchi consumati dal tempo, intanto Michail e Severina
scendono dalla citroen dirigendosi verso la spiaggia, Michail cammina
portando alle spalle la sua chitarra e la legna da far ardere. Severina gli
cammina a fianco, improvvisamente un leggero vento comincia ad alzarsi
scompigliando i capelli a Severina. Michail inizia a sistemare la legna da
accendere, mentre Severina comincia a sistemare i tronchi. Michail dopo
aver acceso la legna, prende la sua chitarra e inizia a suonare delle
canzoni popolari, ma anche canzoni d’amore che dedica a Severina, a
fare da cornice al tramonto ci pensano le onde che si frantumano a riva. Il
cielo comincia ad imbrunirsi e la notte prende il sopravvento del giorno,
non c’è anima viva nei dintorni che manifesti presenza umana. “sai Michail
non vedevo una notte cosi chiara e limpida da molti anni” “pure a me, non
credere” “e poi questa luna, mi appare diversa dalle notti precedenti”
“la sua bellezza non ha eguali” “posso dire la stessa cosa nei tuoi
riguardi” “sai Michail, desidererei che notti così non finissero mai” “e poi
c’è una calma e una serenità le quali non esistevano prima!” “ma la cosa più
importante è che ci sei tu al mio fianco,che mi proteggi” “mi fai sentire
protetta e al sicuro” “non ti abbandonerò mai, te lo giuro!” lui l’abbraccia
e iniziano a far l’amore con una passione che non conoscevano di possedere
entrambi, “la tua pelle chiara è liscia come una pesca” “mi fà inebriare
l’odore che emana il tuo corpo, ha l’odore della vaniglia” “lo sai che anche
tu hai un buon odore anche se non riesco a distinguerlo chiaramente” “E’
molto forte il tuo odore mi arriva nelle vene” “forse è odor di muschio
selvaggio.” Al mattino dopo i due si ridestano svegliandosi, si rivestono
avvertendo nell’aria un profumo di cornetti appena sfornati,questo profumo
gli entra fin dentro le narici, segno che nelle vicinanze c’è un bar. “che
ne dici fare colazione?” “lo dici al momento giusto” “ho una fame” “allora è
deciso! cornetti e cappuccino!” Michail e Severina dopo essersi rivestiti e
Michail prendere la sua chitarra si dirigono presso il bar, dove chiedono due
cornetti alla crema e due cappuccini si siedono vicino al tavolo da dove
osservano il sorgere del sole e il volo dei gabbiani. E nel momento in cui
osservano il mare si chiederanno cosa c’è dietro l’orizzonte, chissà se
torneremo ai luoghi della nostra adolescenza e dei nostri incontri. Ma di
una cosa sono sicuri che affronteranno tutto questo insieme, anche se loro
due non credono molto nel destino o fato, come si suòl chiamare.
Sono gli artefici della loro vita e nessun’ altro può
manovrare la loro vita. Michail chiede il conto e insieme a lei si
allontanano verso la macchina,in prossimità della macchina a Michail suona
il cellulare è sua sorella Tatiana telefona da Mosca, la voce di Tatiana non è allegra, “Michail è successa una cosa terribile a tuo nonno” “dimmi che cos’ ha? è grave? Sta molto male?” “coraggio non farmi soffrire!” “tuo nonno è morto, aveva 74 anni,è morto ieri e l’unica cosa che
ha chiesto è stata quella di vederti per l’ultima volta, soffriva di un
tumore al fegato” “non si poteva curare, era in uno stato avanzato!”
“Tatiana non preoccuparti prenderò il primo aereo per Mosca” “a presto
Tatiana.” “chi era? brutte notizie?” “si. Notizia peggior di questa non mi
poteva capitare!” “Michail hai una faccia! che è successo?” “si tratta di mio
nonno Bakunin è morto ieri di un tumore al fegato” “mio dio…..!” “mi
dispiace molto Michail” “cosa posso fare per te?” “stai facendo gia
molto,soprattutto con il tuo sostegno.” “devo prendere il primo volo per
mosca!” “non ti lascerò da solo! voglio venire con te a Mosca” “E’ meglio di
no.!!” “almeno ti accompagnerò all’aereoporto.” “e va bene!!”

Trascorrono la notte a casa di Michail, la notte trascorre tranquilla, il
mattino seguente Michail si sveglia molto presto mentre Severina per un po’
si sveglia richiamata dal profumo del caffè appena fatto ed è Michail a
portarglielo a letto. “su coraggio ridestati. Non c’è miglior modo per
affrontare il giorno di un buon caffè” “ma è meglio se lo si affronta a
stomaco pieno” “ho preso dei croassaint al cioccolato, vedrai ti piaceranno”
“sono buonissimi” “sei il primo ha portarmi la colazione a letto” “nessuno
si è mai scomodato a tal punto nei miei riguardi” “spero di non averti
infastidito!” “ma che pensi, non lo dire per scherzo” “tu sei un angelo
azzurro disceso dal cielo” “il mio angelo!” “quanto zucchero nel caffè?”
“una. E’ più che sufficiente.” Durante il pomeriggio Michail sistema i suoi
oggetti nella valigia, insieme agli indumenti che si dovrà portare a Mosca,
passa il pomeriggio a passeggiare per le vie di Rovereto che gli sono cosi
familiari perchè proprio tra quelle vie ha trascorso la sua giovinezza,
lasciare quei luoghi gli fa molto dolore e gli riempie il cuore di amarezza
“sai provo un senso d’amarezza lasciando Rovereto, ma osservando questi
vicoli è come se lasciassi una parte di me stesso.” “è normale, provare un
senso di attaccamento nei confronti di questa città!” “Michail nonostante
questo devi smetterla di avere dei rimorsi, dei sensi di colpa ad
abbandonare questi luoghi!” Mentre camminano si avvicinano ad una villa
comunale dove Michail nota una ragazza seduta sulla panchina vicino ad una
fontana. La ragazza sembra assorta nei suoi pensieri. Anche Severina al
fianco di Michail la nota per un attimo,poi gira i suoi occhi verso quelli
di Michail “dì un po’. Hai mai visto quella ragazza?” “no. a dire la verità
è la prima volta che la vedo.” “su non farci caso!!!” La ragazza seduta
sulla panchina gira la testa per pochi secondi e li vede mentre
chiacchierano,anche loro incrociano il suo sguardo per poi allontanarsi. Al
momento Michail non conosce nemmeno il suo nome,la ragazza avrà si e no
14-15 anni, si chiama Roberta Franzbach.Ma per il momento Michail non sa
niente. Nel parco Severina e Michail si scambiano effusioni e baci nascosti
dietro un’ albero su una panchina per stare da soli. Severina ad un certo
punto intuisce che il suo compagno sembra pensieroso e glielo fa notare.
“Michail si può sapere che cos’hai? ti vedo silenzioso…pensieroso….!!!!”
“penso a mio nonno che non c’è più, a mia sorella Tatiana….”

“non devi fare cosi.!!” “vedrai che riuscirai ha superare questo brutto
momento.!!” “hai ragione. Non devono abbattermi queste sfide a cui la vita
mi sottopone!!..”Michail non pensa solo a questo ma anche alla ragazza che
aveva visto 10 minuti fa anche se Severina per il momento non si accorge di
nulla. Intanto il tempo continua ha passar veloce senza che loro due se ne
accorgono, “oddio….dobbiamo sbrigarci sono le 16.30” “devo andare subito
all’aeroporto, se nò perderò il volo per Mosca” dicendo questo si
allontanano dalla villa, mentre Michail con un cenno della testa saluta la
ragazza che risponde al saluto. Camminando su un marciapiede si avviano
verso casa di Michail, giunti all’ingresso salgono la scala per il primo
piano,Michail giunto nella sua stanza assieme a Severina apre una grossa
valigia riponendo vestiti,libri,due paia di scarpe ecc. dopo averla riempita
,chiamano un taxi che li porta all’aeroporto di Treviso,dopo aver pagato il
tragitto entrano nell’aeroporto con un po’ di anticipo “sei sicuro di aver
preso tutto?” “non ti sarai dimenticato niente?” “sta tranquilla” “ma che
fai? Piangi?” “è solo che non sono abituata ha rimanere da sola!!!” “su sù
piccola non fare cosi!!” “non sai quanto mi costa lasciarti a Rovereto” “di
una cosa puoi stare sicura!che tornerò presto” “avanti su sorridi” “devi
stare tranquilla non mi succederà niente di male.” Dopo aver detto questo,
Michail la saluta dirigendosi verso la dogana dopo un controllo da parte
della polizia “ci scusi ma dobbiamo controllare tutte le valigie non si sa
mai!!!” “fate pure è il vostro dovere” “ci scusi ancora” dopo aver
constatato che è tutto regolare passano al prossimo passeggero e Michail si
dirige verso il Check-In l’hostess timbra il biglietto e lo riconsegna “buon
viaggio” e Michail va verso l’aereo salendo i gradini si siede al posto n.
30 dopo essersi sistemato assieme agli altri passeggeri chiudono le porte
dell’aereo e incomincia la partenza. L’aereo inizia il decollo dall’
aeroporto di Treviso per fare poi una virata in direzione di Mosca, l’aereo
inizia ad alzarsi in quota, Michail guarda dal finestrino dell’aereo il
panorama del cielo che comincia ad oscurarsi per ingannare il tempo ha preso
un libro di cronaca nera, per aggiornarsi sugli ultimi casi ai quali non è
possibile trovare i colpevoli. Il volo procede spedito e senza inconvenienti
l’ aereo compie un itinerario passando i cieli dell’Austria, della
Repubblica Ceca,della Polonia,passando infine per la Bielorussia,prima di
arrivare a Mosca. Prima di varcare il confine con la Russia l’aereo subisce
delle turbolenze dalle quali inizia ha perdere quota e ha precipitare nei
pressi di Minsk. La sua discesa prosegue sempre più tanto che il capitano è
costretto ha chiamare aiuto tramite la radio. Dalla torre di controllo di
Mosca vedono l’aereo discendere sempre più tanto che chiamano i soccorsi
della città di Minsk, sperando che aiutino l’aereo in difficoltà.

Il comandante grazie comunque alla sua esperienza di pilota riesce per un
certo tempo ha riprendere i comandi del velivolo non riuscendo però ha
evitare l’impatto violento. Lo schianto sulla pista d’atterraggio è uno dei
più violenti che si siano verificati nella storia dell’aereonautica i morti
sono più di 30 e i feriti 35. Sulla pista di atterraggio accorrono i
pompieri i quali cercano di spegnere le fiamme che avvolgono l’aereo i
feriti intanto vengono soccorsi dalle autoambulanze riportando oltre a
traumi anche lesioni gravi tra i feriti scampati al disastro c’è Michail
Kandinsckij il quale è riuscito ha salvarsi dalla morte. La televisione
annuncia il disastro aereo alle ore 19.15 a pochi kilometri da Mosca
inizialmente dando la lettura dei morti annovera un ragazzo di origini russe
nella lista di quelli che non c’è l’ hanno fatta,Severina incollata al
televisore non smette di piangere per quello che è capitato a Michail anche
se non sa ancora che Michail si trova tra i feriti ma non è in pericolo di
vita. Più tardi nell’edizione straordinaria del tg delle 20.00 si scopre che
il ragazzo di origini russe è nella lista dei feriti, Severina tira un
sospiro di sollievo,anche se è rimasta comunque scioccata dal tragico evento
accaduto nei pressi di Minsk dell’ aereo dell’Alitalia. Non riuscendo ha
stare ferma per un minuto prende il primo volo per Minsk arrivando in tarda
mattinata scopre che Michail è ricoverato in un ospedale che si chiama
Karminà quando lo vede nella stanza lo abbraccia piangendo come non aveva
mai pianto in vita sua. “sono stata in pensiero per te” “credevo che non ti
avrei mai più rivisto” “avevano dato la tua scomparsa tra i morti!!” “per
fortuna ho avuto solo delle piccole fratture e delle contusioni lievi” “i
dottori dicono che il mio fisico è forte e che c’è la farò ha guarire
presto” “è una notizia stupenda, non sai quanto ho pregato per te !!”
“allora le tue preghiere sono valse a qualcosa” dicendo queste ultime
parole decidono di rimanere in ospedale per quella nottte il giorno dopo
ripartono alla volta dell’Italia dove Michail potrà seguire un percorso di
riabilitazione. Gli effetti della terapia iniziano ha farsi vedere Michail
da questo momento in poi viene dichiarato dai medici guarito, Michail
ritorna ha far la vita di sempre è riuscito pure ha laurearsi in pittura
diventando un ottimo pittore. Per Severina le cose vanno meglio di quanto
non si direbbe adesso lavora a tempo pieno nell’ associazione per i diritti
degli animali tuttavia non smette di vedere Michail che ha deciso di vivere
per sempre al suo fianco.

Passano gli anni ma l’immagine di quella

ragazza vista al parco seduta sulla panchina non è riuscito ha dimenticarla,

Michail si trova a Parigi dove ha aperto uno studio di pittura ma per il

momento non riesce ha trovare una modella che posi per lui,camminando lungo

i boulevard vede una ragazza con i capelli corti che sembra un maschio ma

non lo è, sta appoggiata sul muretto di un ponte, si avvicina a questa

ragazza la quale lo saluta girando la testa quando lo guarda gli scappa un

sorriso, Michail non si aspettava questa reazione “lo sai che sei molto

bella quando sorridi” “è per il mio aspetto,forse sono i baffi!!!” “come ti

chiami?” “Roberta Franzbach, cosa vuoi? Non vorrai cercare rogne?” “niente

affatto. Sono alla ricerca di una modella per fare alcuni ritratti!” “ho

girato quasi tutta la città anche se non ho avuto molto successo!!” “guarda

tu saresti perfetta” “non voglio importi una cosa che non vuoi, dovrei fare

alcuni ritratti anche se però adesso non ho trovato nessuno che si prestava

a queste cose!!” “perché no. Non sarebbe una cattiva idea.”dopo aver detto

questo se ne vanno verso una fontana dove c’è un ragazzo che suona la

fisarmonica cercando di raccogliere qualche soldo.







Lo osservano da lontano, “secondo te sarei adatta per farti da modella?non

lo mai fatto prima d’ora,capisci?” “non lo posso dire ancora. La paga non è

molto alta te lo dico.Non t’aspettare chissàche !!” “non importa, per

adesso” nelle vicinanze una persona anziana cerca di vendere delle rose

rosse appoggiandosi ad un vecchio bastone,ha una gobba e per questo motivo

cammina curva curva. Michail si avvicina a lei e ne compera 5,dopo averle

pagate torna da Roberta e gliele consegna “sono stupende!!” “lo sai che

quando sorridi sembri carina!!” “grazie non sono abituata ha ricevere tanti

apprezzamenti,sai?” “non mi dire che c’è l’hai con me?” “no. Non ti fare

problemi.!!!” Detto questo si avviano verso lo studio di Michail,arrivati

allo studio il quale non è molto grande,Roberta rimane un po’ ad occhi

aperti “ti piace da domani inizieremo ha lavorare” “Roberta mi piacerebbe

che ci dessimo del tu da ora in avanti.!!” “e mi raccomando di una cosa la

puntualità” “va bene non ti preoccupare Michail!!”Roberta lo saluta e si

allontana e mentre si allontana ripensa a quando era adolescente la sua vita

non è stata delle migliori a questo punto le immagini di quella vita a cui è

stata costretta ha vivere le tornano in mente come se potesse viaggiare

indietro nel tempo. Roberta nasce in un contesto di Parigi che appare

devastante essendo la seconda di quattro figli è costretta ha sostenere il

peso della famiglia e anche quello dei suoi fratelli purtroppo non riesce ha

trovare un lavoro fisso all’epoca poiché nessuno vorrebbe una bambina di 11

ha lavorare né come lavandaia, come aiuto di bottega,ecc.

E’ costretta ad accettare un lavoro che inizialmente aveva rifiutato perché
non voleva fare quel mestiere, che è quello della prostituta, a lei non
piaceva nemmeno battere la strada ma per cercare di aiutare la sua famiglia
e portare a casa qualcosa non pensa più di due volte. Entra in un mondo che
anche se quando si superà la maggiore età è difficile abbandonare,poiché le
aspettative di un futuro concreto non arrivava mai,passa quasi tutta la sua
adolescenza nelle grinfie di uomini che la sfruttano ad ogni ora della
giornata il guadagno è consistente lei col suo corpo ci guadagna,arrivata
verso i 25 anni decide di denunciare i suoi aguzzini che la tenevano
segregata come un’ animale. Li denuncia perché è ormai stanca di essere una
prostituta,vorrebbe uscire da questo tunnel di prostituzione,decide di
raccontare tutto alla polizia la quale arresta i suoi padroni e cercando di
mettere in regola lei e le sue compagne. A lei sarebbe piaciuto studiare
,farsi una cultura ma è ormai tardi per frequentare una scuola, e poi
richiederebbe molti soldi che in questo momento lei non possiede,per questo
motivo accantona l’idea. Nonostante questo frequenta la biblioteca di Parigi
visto che a lei piace molto leggere, in questo modo cerca di farsi una
cultura per conto suo. Dopo esser giunta a casa i pensieri che riguardavano
il suo passato vengono accantonati per il semplice fatto che è stanca e
vorrebbe riposare. La mattina seguente esce presto di casa per andare allo
studio di Michail per iniziare ha lavorare come modella,prima però passa al
Caffè Maudit ha prendere una briosce per colazione, la città sempre
frenetica come sempre, la quale non perde mai il suo ritmo, il sole le
illumina il viso e le fa risaltare gli occhi i quali sono di un’ azzurro
mare, la radio del Caffè trasmette in versione francese Vedrai,vedrai di
Luigi Tenco il cantautore amato da Roberta ed è lo stesso Tenco ha cantarla
in francese. Si avvia verso lo studio dove Michail la accoglia con un buon
umore “ti sei riposata?Sei pronta?” “ti va un caffè?Lo faccio subito,
intanto sistemati!!”dopo 10 minuti eccolo col caffè caldo “che buon profumo”
“quanto zucchero?” “lo prendo amaro, grazie” Roberta inizia ha spogliarsi
mettendosi sul divano mentre Michail prepara i colori e le matite con cui
disegnare, ha coprire Roberta c’è un velo che gli ricopre le parti
intime,lei sembra a suo agio, è molto tranquilla.
Nei giorni che susseguono dipinge sempre lo stesso nudo,che sarebbe lei ma
in ambientazioni diverse, “Michail da quanto tempo sei a Parigi?” “Alcuni
anni mi piace molto come città l’adoro, anche se sono stato prima in
Italia.” “cosa ti ha portato a Parigi?” “ti sei lasciato con una ragazza?”
“per adesso no” “avevo bisogno di cambiare aria” inizia ha disegnare le
linee del corpo di Roberta il quale non ha nessun difetto, e molto armonico
il suo corpo, sembra una Venere. “Michail la tua ragazza deve essere molto
fortunata ad averti vicino,come si chiama?” “Severina. Severina Contorno
l’ho conosciuta a Rovereto nel Friuli. In un giorno solo termina una tela,il
merito è soprattutto di Roberta, si presta bene come modella,il loro
rapporto non è solo lavorativo Michail frequenta Roberta la quale non
disdegna le attenzioni di Michail le loro serate le trascorrono insieme
l’uno accanto all’altra, Roberta le trasmette gioia di vivere, tenerezza,
simpatia. Michail le propone di fare un viaggio in Italia “ti andrebbe di
venire in Italia?Certo perché no?
Passano la notte in una stanza di un’ albergo di Parigi pagata da Michail.
“Mi sono innamorato di te, mi sembra di fare una sciocchezza” “non è vero
Roberta tu sei più di una modella” “sai Michail non sono stata sincera con
te?non sai tutto di me?” “che vuoi dire?” “prima di conoscerti faceva la
prostituta vendevo il mio corpo a gente a clienti molto in su con
l’età,facevo una vita dissoluta vivevo in condizioni misere!!” “sono stata
costretta ha fare la prostituta per provvedere alla mia famiglia e ai miei
fratelli,non avevamo niente da mangiare,morivamo di fame,mio padre tornava
tutte le sere ubriaco, mia madre non trovava uno straccio di lavoro non la
prendeva nessuno e mio padre si accaniva quasi sempre con lei e ci
rimettevano anche i miei fratelli i quali cercavano di difenderla!!!” “mi
lasci senza parole,devi aver sofferto molto,non mi avevi mai parlato di
queste cose?” “avevo paura che ti facessi una brutta opinione di me,pensavo
che non mi avresti voluta ha lavorare presso di te” senza rendersene conto
le lacrime le scendevano sul viso senza rendersene conto!!”Michai le si
avvicinò cingendola con un forte abbraccio “Roberta non ti devi più
preoccupare di niente, da oggi in poi non ti farò mancare niente” “e’ poi io
ti amo, non me ne frega più niente di Severina che se ne vada al
diavolo!!”Il mattino dopo abbandonarono Parigi,alla volta dell’ Italia,
Michail a bordo della sua Ducati 999 parti da Parigi con Roberta alla vota
dell’Italia senza nessun rimorso da portarsi dietro.

Decidono di trascorrere i loro giorni a Roma la capitale del mondo ci
restano per più di una settimana,decidono di prendere una casa nel quartiere
tuscolano, ma quando le cose si stavano mettendo per il verso giusto Michail
si caccia in un guaio più grande di lui. Inizia ha drogarsi, frequentando
una banda di ragazzi i quali conosce nel quartiere più malfamato di Roma:
l’Eur frequentato sia da tossicodipendenti che da fascisti,inizia col
consumare le droghe leggere passando dall’eroina alla cocaina, dalla
marijuana all’haschisc, fino all’assunzione di pasticche per passare infine
agli acidi. La sua esistenza viene minata da questi individui i quali non
hanno nessuno scrupolo nei suoi confronti,per loro non è che un lavoro, per
fortuna rientrando in casa lo vede che non sta bene che non ragiona “Michail
che cos’ hai? “chi è che parla?c’è qualcuno?no mi sarò sbagliato!!” Roberta
lo trascina in bagno cercando di poterlo rianimare ma quando entra in bagno
scopre la causa per cui Michail è in quello stato trova 5 siringhe usate dei
cucchiai che sono stati usati per riscaldare la cocaina, “ora capisco perché
non mi rispondevi, come hai potuto farlo” “che motivo avevi per fare una
scelleratezza del genere? Non ha alcun senso?”.

A questo punto prende il telefono e chiama un centro di disintossicazione
per ricoverarlo,trova dei posti liberi per tossicodipendenti,il mattino
seguente lo prelevano per portarlo alla comunità Si può uscire dal tunnel
per fortuna riescono ha salvarlo nonostante tutto, ma la riabilitazione
e la disintossicazione avvengono in modo graduale anche se le prime volte
Michail tenta disperatamente di evadere dal centro,ma i suoi sono dei
tentativi vani. I giorni seguenti li trascorre attraverso dei colloqui e il
confronto di altri pazienti affetti dagli stessi sintomi,ma il centro da
solo non basta, per questo i medici parlano con Roberta dicendogli di fargli
assumere alcuni farmaci contro le crisid’astinenza e le possibili ricadute
la terapia funziona Michail grazie all’aiuto e al sostegno di Roberta riesce
alla fine ha disintossicarsi completamente. Ma gli spettri sono sempre
dietro l’angolo,Roberta in cuor suo cerca di allontanarlo dalle
frequentazioni che aveva instaurato.
Ma per fare ciò è opportuno partire di nuovo alla volta di una città che sia
libera di spacciatori e tossicodipendenti e decide di andare a La Corunà
dove Michail trova degli amici veri che non lo abbandonano neanche un
momento e la sua vita riprende con lo stesso ritmo di quand’era a Parigi,
gli spettri per fortuna si sono allontanati dalla sua vita. Michail decide
di acquistare un narghilé e lo trova ad un prezzo ragionevole, è alla mela
verde Roberta alla vista di quell’ oggetto rimane perplessa perché non
sapeva che uso si potesse farne “è questo che sarebbe Michail? Dove l’hai
preso?” “è un narghilé non ne hai mai sentito parlare?” “sinceramente no!!!”
“lo usano soprattutto nei paesi arabi quando finiscono di mangiare,li aiuta
ha digerire meglio,non allarmarti non c’è nessuna erba tipo marijuana o
altro!!” “ne sei proprio sicuro?ne hai la certezza assoluta?” “dai su non
essere scettica,provalo!!” Roberta dopo aver sentito Michail prova il
narghilé “avevi ragione non è male?e poi il gusto di mela verde mi piace
molto!!!!” La sera escono per trascorrere la serata in uno dei tanti locali
di La Corunà ad un tratto Michail assiste alla vendita di bustine di cocaina
vicino ad un parco pubblico, ma non si è interessato più del dovuto “che
stavi guardando?” “niente di rilevante.”

Entrano in un pub e ordinano due birre vicino ad un tavolo da biliardo c’è
un internet cafè dove alcuni ragazzi stanno chattando in rete. “sono quasi
le 11.00 che ne dici di passeggiare sul lungomare?” “non è una cattiva
idea?” all’uscita del pub vengono investiti da un vento freddo, ai quali non
erano abituati “che freddo non ho niente di pesante?” “prendi il mio
giaccone con questo starai un po’ al caldo!!” le luci dei lampioni
illuminano i loro visi creando dei giochi di luci ed ombre, “Roberta mi
sento proprio bene,sei rimasta al mio fianco anche nei momenti drammatici
quando ero sotto l’effetto della droga, non ti allontanata un attimo da me,
mi hai prestato le tue cure quando gli si allontanavano da me come se avessi
la peste!!” “ho capito che non c’è l’ avrei fatta da solo senza il tuo
sostegno,se sono riuscito a non ritornare nel tunnel della droga lo devo
anche a te!!” “Michail l’avrei fatto anche per chiunque fosse caduto nella
stesse situazione!!” “è molto duro per i tossicodipendenti il ritorno nella
società, perché la gente non vede di buon occhio il loro reinserimento
perché credono che da un momento all’ altro possano ricadere di nuovo e
mettere a repentaglio anche la vita dei loro ragazzi!!!” “le parole che dici
non fanno neanche una piega!!!” “è la verità, perché li ritengono dei
diversi e la gente assume caratteri discriminatori ritenendoli incapaci di
costruirsi un futuro su solide basi, un’ avvenire senza nessun tipo di
problema..!!”
Michail rimane affascinato dalle parole di Roberta perché rispecchiano
quello che la realtà è,è non si può fare niente per cambiare le cose
nonostante le molte associazioni che si battono per costruire un futuro ai
tossicodipendenti e salvargli la vita. Si affacciano su una ringhiera
guardando la luna che si riflette nell’ oceano atlantico,un’ oceano freddo.
“sai cosa ho deciso per il mio lavoro di domani? Farò il volontario nella
cura dei tossicodipendenti.” “quello che hai deciso di fare è un lavoro che
richiede molti sacrifici, lo sai questo? Non pensare che puoi cambiare il
mondo dall’oggi al domani,nessuno c’è mai riuscito e tu non sarai il primo
ha farlo, lo capisci almeno questo?”
Si avviano vicino all’oceano dove Michail la copre di baci e carezze,la
bacia con un lungo ed appassionato bacio cercando di rendere l’atmosfera
ancora più magica. Passano la notte in una stanza di un’ albergo qualsiasi,
Michail comincia ha dedicarsi anima e corpo al nuovo lavoro che deciso di
fare quello del volontario,non dimenticando le parole di Roberta,nel centro
di disintossicazione dove lavora attualmente ricade nel vortice dell’eroina
dal quale era riuscito ha smettere, non dice niente neanche a Roberta la
quale rimane ignara di cosa sta passando. Una mattina alzandosi di buon ora
sveglia Michail il quale sembra dormire senza neanche aver sentito la
sveglia,Roberta cerca di svegliarlo ma non ottiene nessun risultato “Michail
svegliati farai tardi al lavoro,muoviti? Si può sapere che ti è preso?”
cerca di girarlo “sbrigati o farai tardi proprio il primo giorno..!!”Senza
ottenere nessuna risposta mette la testa sul suo torace dove non sente
battere il suo cuore,per essere più sicura decide di chiamare un medico,
mentre aspetta l’ arrivo del medico gli sente il polso ma non c’è risposta.
L’arrivo del medico non cambia le cose,l’esito del parere del medico risulta
negativo, “signorina Roberta il suo ragazzo è morto di overdose a causa di
un consumo eccessivo di eroina” “mio dio non mi aveva detto niente e io come
una stupida ci ho creduto.” “può darsi che senza che glielo avesse detto ha
continuato ha drogarsi di nuovo.”Proprio in questo periodo Michail aveva
cominciato ha uscire di casa la sera promettendo di non fare molto tardi la
notte durante una delle sue serate conosce un tizio di nome Manuel il quale
vende della roba pregiata di prima qualità,lo spacciatore gliela vende ad un
prezzo più che ragionevole e ogni giorno senza che Roberta lo venga ha
scoprire, inizia col sniffare la cocaina per poi continuare ha bucarsi con
metadone,eroina, anfetamine, acidilisergici, peiote ecc. Il suo funerale
avviene sotto un sole cocente,ha presenziare c’è un prete spagnolo oltre a
Roberta e alla sorella Tatiana alla quale era legato da un profondo
affetto.Si decide alla fine come luogo di sepoltura il cimitero di Perè la
Cheuse
a Parigi.Il cimitero famoso dove riposa il cantante Jim Morrison

morto nel 1971 a causa di una overdose di eroina oltre a Proust, e ad altri
scrittori maledetti.
Roberta non ha voluto affiggere nessun manifesto poiché voleva che la
cerimonia fosse privata. Sulla lapide la sua foto che lo ritraeva giovane
con quei suoi occhi che sapevano guardare lontano, ‘te ne sei andato via da
questo mondo troppo in fretta senza poter conoscere quello che la vita aveva
ancor in serbo per te, non dimenticherò mai la tua disponibilità, il tuo
affetto,la tua voce e il tuo ricordo rimarrà sempre dentro di me.’