domenica 20 settembre 2009

Attentato contro 6 italiani


La prova più evidente è che nella società di oggi, dove la gente corre da una parte all’altra, non ci accorgiamo di quello che abbiamo vicino a noi, sei vite se ne sono andate in un istante, come se fossero delle piume portate via dal vento. E pensare che esiste al tempo stesso cinica ed insensibile, la quale considera questi soldati come delle persone che vanno a fare una vacanza in regioni e luoghi inaccessibili, oltre che pericolosi. Una cosa però è la dignità umana che queste giovani vite hanno saputo mantenere fino alla morte, poiché ci vuole molto coraggio e sacrificio a fare un mestiere come quello del soldato. Erano andati in Afghanistan a portare una mano alla popolazione governata dal governo talebano, l’ uomo è a volte infimo e crudele, c’è voluto l’ esplosione di un kamikaze, a stroncare sei giovani vite che magari non immaginavano minimamente che sarebbe toccata la loro ora, avevano sogni, progetti per il futuro, speranze e un’ avvenire che non ci potrà mai essere. I soldati che vanno in guerra innanzitutto non vengono strapagati, decidono di arruolarsi, perché hanno deciso di donarsi anima e corpo a prevenire future ecatombe. Siamo nel 2009, rimane ancora il rischio di un ritorno al nucleare, poiché in Iraq ci sono nascosti, armamenti nucleari che se venissero usati accadrebbe l’ irreparabile. Per il gravissimo attentato inferto ai nostri paracadutisti del 186° reggimento della Folgore, è stata usata un’ autobomba, 55 civili sarebbero rimasti feriti nell’attentato, ma non versano in fin di vita, per l’ Italia è un duro colpo da mandare giù, e non solo in Italia. Ma nonostante tutto l’ impegno dei militari a combattere in questi territori non verrà meno.