La gente che crede di capire la malattia mentale a volte non nemmeno giudicare, qual’ è allora il limite dal quale una persona si ritrova ad essere considerato pazzo? Questa è una domanda alla quale è difficile dare una risposta, l’ uomo ma soprattutto le persone la gente in generale tende ad escludere persone pazze che in realtà pazze non lo sono. In questo caso si manifesta una forma di razzismo nei loro confronti, e le persone che li la mandano al manicomio sono i familiari, gli amici che si comportano da cosiddetti voltagabbana, la domanda principale è come si è arrivati a tutto questo, i manicomi in fondo sono un carcere dal quale è difficile uscire sani, ai malati mentali gli infermieri insieme ai medici facevano provare a donne che erano incinte l’elettroshok, con il rischio che perdevano il figlio che aspettavano. Eppure tutti noi abbiamo in fondo un pizzico di follia, ai malati dei manicomi gli infermieri somministravano medicinali, che non venivano rilasciati con ricetta, alcune volte venivano legati sul letto di contenimento e per tutto il giorno o i giorni venivano lasciati li senza nessuna assistenza, ma la cosa peggiore era che non c’erano servizi igienici. Tutto questo avveniva nel XIX secolo, una testimone vivente che ha saputo raccontare com’erano fatti i manicomi in Italia è Alda Merini, la quale ha passato molto tempo nei manicomi, ma come è possibile che una poetessa del calibro di Alda Merini, vivesse in un ospedale psichiatrico? Chi la mandata dentro il manicomio? Come ne usci con la mente intatta ? Per quanto riguarda chi fu a spedire Alda Merini nel manicomio la risposta è semplice: è stato il marito anche se poi ha ammesso che poi si è pentito, tuttavia durante il soggiorno nel manicomio gli infermieri sono riusciti solo ad intaccare il corpo di Alda, senza cancellarne l’ anima e la sua sensibilità. Per fortuna Alda Merini verrà dichiarata sana di mente e rilasciata dall’ ospedale psichiatrico, ma il mondo cambia si evolve e così anche i manicomi che non diventano più delle prigioni dell’orrore adesso si chiamano Centri d’Igiene mentale, ma il mondo dei manicomi ma soprattutto la storia di Margherita e Antonio due malati di mente che all’interno di un manicomio i quali si innamorano all’insaputa di tutti, ma quando Antonio sa della morte di Margherita, l’amore della sua vita anche lui per raggiungerla tenta il suicidio questa storia vera è stata riportata nella canzone Ti regalerò una rosa di Simone Cristicchi il quale ha partecipato al Festival di Sanremo del 2007 vincendo il Festival e il Ti regalerò una rosa è una canzone di Simone Cristicchi, vincitrice del 57° Festival di Sanremo.
La canzone, molto intensa, è una vera e propria lettera che un matto, Antonio, scrive alla sua amata Margherita dalle celle luride e buie di un manicomio, del quale anche lei è stata ospite per qualche tempo. Orrore, disperazione, solitudine: perfino in tutto questo, un amore è riuscito a sbocciare. Nonostante certe intemperie, Antonio non dimentica quei pochi momenti nei quali si sentiva vivo, uomo, in quanto poteva amare. Per liberarsi di tanto dolore, per ritrovare l'illusione di una libertà inesistente, non resta che stupire ancora una volta la sua Margherita, con un ultimo volo. All'autore, che ha sintetizzato in questo struggente testo le storie raccontategli realmente dai pazienti degli istituti psichiatrici da lui visitati per il documentario Dall'altra parte del cancello, Ti regalerò una rosa è valsa il primo premio nella sezione Campioni del 57° Festival di Sanremo, il "Premio della Critica Mia Martini", ed il Premio Sala Stampa Radio-Tv.
Ti regalerò una rosa
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare
E una rosa per poterti amare
Ti regalerò una rosa
Una rosa bianca come fossi la mia sposa
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare
Ogni piccolo dolore
Mi chiamo Antonio e sono matto
Sono nato nel ’54 e vivo qui da quando ero bambino
Credevo di parlare col demonio
Così mi hanno chiuso quarant’anni dentro a un manicomio
Ti scrivo questa lettera perché non so parlare
Perdona la calligrafia da prima elementare
E mi stupisco se provo ancora un’emozione
Ma la colpa è della mano che non smette di tremare
Io sono come un pianoforte con un tasto rotto
L’accordo dissonante di un’orchestra di ubriachi
E giorno e notte si assomigliano
Nella poca luce che trafigge i vetri opachi
Me la faccio ancora sotto perché ho paura
Per la società dei sani siamo sempre stati spazzatura
Puzza di piscio e segatura
Questa è malattia mentale e non esiste cura
Ti regalerò una rosa
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare
E una rosa per poterti amare
Ti regalerò una rosa
Una rosa bianca come fossi la mia sposa
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare
Ogni piccolo dolore
I matti sono punti di domanda senza frase
Migliaia di astronavi che non tornano alla base
Sono dei pupazzi stesi ad asciugare al sole
I matti sono apostoli di un Dio che non li vuole
Mi fabbrico la neve col polistirolo
La mia patologia è che son rimasto solo
Ora prendete un telescopio… misurate le distanze
E guardate tra me e voi… chi è più pericoloso?
Dentro ai padiglioni ci amavamo di nascosto
Ritagliando un angolo che fosse solo il nostro
Ricordo i pochi istanti in cui ci sentivamo vivi
Non come le cartelle cliniche stipate negli archivi
Dei miei ricordi sarai l’ultimo a sfumare
Eri come un angelo legato ad un termosifone
Nonostante tutto io ti aspetto ancora
E se chiudo gli occhi sento la tua mano che mi sfiora
Ti regalerò una rosa
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare
E una rosa per poterti amare
Ti regalerò una rosa
Una rosa bianca come fossi la mia sposa
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare
Ogni piccolo dolore
Mi chiamo Antonio e sto sul tetto
Cara Margherita sono vent’anni che ti aspetto
I matti siamo noi quando nessuno ci capisce
Quando pure il tuo migliore amico ti tradisce
Ti lascio questa lettera, adesso devo andare
Perdona la calligrafia da prima elementare
E ti stupisci che io provi ancora un’emozione?
Sorprenditi di nuovo perché Antonio sa volare.
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