lunedì 15 ottobre 2007

Violenza e tv







Violenza e Tv

La domanda non è nuova. La violenza proposta a dosi massicce dai programmi
Tv (tv di Stato compresa) provoca o no comportamenti altrettanto violenti
nei ragazzi e nei giovani?Le ricerche scientifiche disponibili non sono
risolutive.
Molti Autori ritengono impossibile l’identificazione di una relazione
diretta e significativa rappresentata sullo schermo e violenza praticata a
casa, a scuola, per le strade.
In genere, alla prudenza delle ricerche scientifiche si accompagna l’audacia
delle opinioni comuni. La maggior parte dei genitori, dei docenti e dei
commentatori è, infatti, convinta che la violenza sia devastante per il
carattere e per l’educazione delle nuove generazioni. Per una relazione
incerta invece abbiamo sul problema, alcune conclusioni scientificamente
sicure.
La prima è che oggi, ragazzi, e giovani non fruiscono più, come negli anni
Sessanta, della violenza televisiva per identificarsi in atteggiamenti
anticonformistici, da contrapporre al perbenismo adulto: un modello di vita
alternativo a quello adulto. Oggi i giovani imitano semplicemente gli adulti
e siccome gli adulti sono violenti assorbono a loro volta il modello della
violenza. Ciò significa, da un lato, che non esiste più età evolutiva: si
vive una condizione giovanile lunghissima durante la quale si invecchia
presto adeguandosi ai modelli di vita adulti che si hanno dinanzi.
Dall’altro lato, significa, però, che non esiste più nemmeno l’età adulta
perché essa si confonde con un’eterna adolescenza. La seconda conclusione è
che i ragazzi hanno molte meno occasioni di 20, 30 anni fa per elaborare la
violenza sul piano relazionale e su quello verbale: sia per l’assenza di
interlocutori attendibili (in famiglia,a scuola,sul territorio), con i quali
vivere le emozioni forti della violenza; sia per l’abitudine disancorarla
da una trama, che possa attribuirle un senso.
La violenza emerge, al contrario, gratuita. Dire parole sulla violenza è
sempre un modo per pensarla e quindi governarla: non per subirla.

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